Tumore al colon-retto: oltre cinquecento casi annuali nel Salento. Si studiano nuovi farmaci

Aumentano progressivamente, in provincia di Lecce, i casi di tumore al colon-retto. Le donne vengono colpite più degli uomini in quanto a mortalità. Si studiano farmaci per attaccare il tumore in fase di metastasi.

Forse non tutti sanno che ogni anno si contano 542 casi di tumore al colon-retto in provincia di Lecce; ma l'aspetto più preoccupante risiede nell'aumento progressivo della malattia che, in media, colpisce 296 uomini e 246 donne. La mortalità, invece, riguarda più da vicino le donne: ne muoiono 332, rispetto a 210 maschi. Nel maschio salentino, invece, il tumore del colon-retto rappresenta l’11,4% di tutti i tumori e si colloca al terzo posto dopo il carcinoma al polmone (20,1%) e quello alla prostata (15,7%). Nella donna è addirittura è al secondo posto, con il 13,6%, dopo quello al seno (28,6%). Come tutti i casi di questo tipo, la prima forma per contrastare certi mali è fare molta prevenzione. La diagnosi precoce è affidata allo screening dei soggetti a rischio, che però nella Asl di Lecce non è mai partito.

In un seminario tenuto nei giorni scorsi al Polo Oncologico del “Vito Fazzi” sono state illustrate le strategie terapeutiche più recenti per aggredire il tumore in fase di metastasi. Tra queste, alcuni farmaci biologici-molecolari che condurrebbero all’aumento della sopravvivenza fino a 30 mesi. Ad organizzare l’evento l’oncologa del Fazzi Silvana Leo, coordinatrice di un gruppo multidisciplinare, che ha riunito oncologi, radiologi, radiologi interventisti, anatomopatologi e chirurghi. I gruppi multidisciplinari rietrano nella cosiddetta “Rete Oncologica Leccese” (Rol) istituita a maggio 2013, che in qualche branca non stanno funzionando. A segnalarci la notizia è l'associazione di Volontariato 'Salute Salento' attraverso una nota stampa pervenutaci in redazione. 

«Oltre ad illustrare le attualità in campo oncologico come l’utilizzo dei farmaci biologici – ha spiegato la dottoressa Leo – l’obiettivo è quello di coordinare il gruppo di lavoro nel trattamento di questi pazienti, coinvolgendo più figure e lavorando in team».

Invitato a Lecce anche il dottore Giuseppe Aprile, del Dipartimento di Oncologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Udine, autore di numerose pubblicazioni internazionali sull’argomento. «Oggi, grazie allo screening promosso dal ministero, riusciamo a diagnosticare i tumori in una fase largamente guaribile – ha riferito il dottore Aprile, che prosegue rivelando che – i pazienti sono sempre più giovani (attorno ai 50 anni) e l’incidenza è lievemente più alta al nord rispetto al sud e a est rispetto a ovest. Quello che sappiamo oggi è che l’incidenza per ora si è fermata grazie allo screening quindi mi aspetto che nei prossimi 5-10 anni l’incidenza cali e che la sopravvivenza della malattia possa aumentare grazie alla gestione multidisciplinare dei casi e ai nuovi farmaci oncologici che abbiamo a disposizione».



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