Scandalo xylella, dopo le parole della Procura, quelle della politica. Il coro è unanime: il territorio va difeso

Numerosi sono i commenti inviati da altrettanti esponenti della politica che manifestano soddisfazione verso l’operato della Procura e chiedono maggiore trasparenza nella gestione della questione xylella che ha fatto perdere il sonno ad un territorio intero.

È diventata la battaglia delle battaglie, quella vissuta da un intero territorio, da agricoltori, associazioni e rappresentanti politici che hanno combattuto strenuamente – ognuno con i suoi strumenti – contro quella che è stata sentita da subito come un’ingiusta sentenza di morte per le sentinelle dei campi, per gli ulivi secolari emblema dell’estremo Tacco d’Italia.
 
Quanto esposto questa mattina negli uffici della Procura, potrebbe apparire come un filmine a ciel sereno, ma sappiamo che così non è. Lo raccontano i fatti.
 
Il consigliere regionale Saverio Congedo, infatti, commenta secco “Era inevitabile che la vicenda Xylella producesse una deriva giudiziaria, ecco perché l’indagine della Procura  di Lecce non deve essere intesa come un colpo di scena o un fulmine a ciel sereno, ma più probabilmente come la naturale conseguenza di una strana storia che presentava e presenta ancora tanti, troppi, lati oscuri”.
Da un lato – prosegue Congedo – l’intervento della Giustizia che già oggi, in attesa degli esiti dell’inchiesta, dice che ci sono elementi indefiniti a cui occorre dare contorni netti, (come dire che tante cose non suonano bene), dall’altro il controverso atteggiamento dell’Unione Europea che adesso non potrà più archiviare la questione con metodi sbrigativi o poco lineari. Da ultimo l’impegno, o meglio il dovere, dei diversi livelli istituzionali coinvolti, a cominciare dal precedente Governo della Regione Puglia, il cui tardivo intervento sul caso ha finito per innescare un meccanismo di generale insicurezza che ha prodotto isterie e incomprensioni alle quali la Procura di Lecce sta tentando di porre rimedio nell’interesse esclusivo della terra salentina e della sua identità geografica e culturale”.

Per il Governatore della Puglia Michele Emiliano, le notizie che giungono dalla Procura di Lecce sono un'autentica liberazione: 'La notizia del provvedimento di sequestro da parte della Procura della Repubblica di Lecce è arrivata come una liberazione. Finalmente avremo a disposizione dati tecnici ed investigativi per discutere con l’Unione Europea della strategia finora attuata per contrastare la Xylella, fondata essenzialmente sull’eradicazione di massa di alberi malati e sani.Questa strategia viene messa totalmente in dubbio dalle indagini effettuate da magistrati scrupolosi, prestigiosi e notoriamente stimati per la prudenza che li ha sempre contraddistinti nell’esercizio delle funzioni. Credo anche che possiamo considerare chiusa la fase della cosiddetta emergenza. La malattia è ormai insediata, e non può più essere totalmente debellata.La Regione Puglia è persona offesa degli eventuali reati commessi e, ai sensi dell’art. 90 del c.p.p., si riserva di indicare elementi di prova che possano contribuire all’accertamento della verità. In caso di rinvio a giudizio si costituirà parte civile nei confronti di tutti gli imputati'.
 
Ha preso la parola sul tema anche Sergio Blasi definendo quanto avvenuto fin ad ora “una violenza gratuita perpetrata al territorio e agli olivicoltori salentini e brindisini, messa in atto più per compiacere una Unione Europea parzialmente informata ma pienamente responsabile della mancata prevenzione dal punto di vista scientifico, che per contrastare efficacemente la diffusione del Co.di.ro., che è avanzata invece che rallentare. Occorre oggi un passaggio da una gestione straordinaria affidata a pochi soggetti, che finora hanno agito senza rendere conto, a quanto si apprende, neanche ai comitati ministeriali, ad una gestione ordinaria sotto l’egida della Regione. Occorre mettere in sicurezza il territorio – conclude il consigliere regionale democratico – da ogni appetito speculativo che l’emergenza Xylella può solleticare, sancendo, con l’approvazione del divieto di cambio di destinazione d’uso degli oliveti colpiti da Xylella, che laddove c’è un uliveto oggi dovrà esserci un uliveto anche domani”.

Inevitabile, si può definire, l’interrogazione con carattere d'urgenza al Ministro dell'Agricoltura Martina che il Senatore Francesco Bruni, di conservatori e riformisti, ha chiesto per chiarire quali provvedimenti urgenti il governo voglia adottare, alla luce delle indagini della magistratura “dalle quali emergono gravi omissioni, l'inadeguatezza delle misure adottate e la mancanza di una adeguata protezione del patrimonio rappresentato dagli olivi di Puglia."

E poi l’affondo del Movimento 5 Stelle che punta l’attenzione su uno dei due aspetti su cui si è concentrata la Procura di Lecce sull’indagine Xylella, che era già approdato in Parlamento nella scorsa primavera. Riguardo il trasporto del patogeno in Italia in occasione del workshop sulla Xylella fastidiosa svoltosi presso lo Iam di Valenzano nell’ottobre 2010 per i magistrati Mignone e Licci, infatti, sarebbero emerse “gravi irregolarità nella documentazione di accompagnamento del materiale” con l’introduzione “di un elemento da quarantena in violazione della normativa di settore”.
Così come viene specificato in una nota del M5S, “lo Iam specificò al Servizio Fitosanitario Nazionale ed all’Osservatorio Fitosanitario Regionale il materiale infetto da importare, indicando però materiali del tutto differenti rispetto a quelli per i quali era stata chiesta l’autorizzazione. Per giunta, due vasi sarebbero stati privi del necessario “Passaporto delle piante”. Una vicenda già finita al centro del question time tenuto a Montecitorio dal deputato Giuseppe L’Abbate (capogruppo M5S Commissione Agricoltura Camera) ad aprile 2015 e che chiedeva chiarezza e trasparenza al ministro Maurizio Martina.

Dai documenti rilasciati dall’osservatorio fitosanitario regionale della Pugliasi faceva riferimento a quattro ceppi di Xylella fastidiosa importati nel 2010 per una ricerca sulle viti, ma non vi erano specificazioni sulle sub-specie né era presente il numero identificativo della coltura, per questo era impossibile dimostrare che il batterio importato dallo IAM e autorizzato dall’allora Ministero delle Politiche agricole fosse patogeno solo per la vite e diverso da quello presente sugli ulivi del leccese – commenta il deputato Giuseppe L’Abbate (M5S) – La cronistoria che ci raccontò il ministro Martina in Aula, però, fece emergere la totale incertezza in cui si era operato. Quello che è accaduto nel 2010 nel workshop di Valenzano (Bari) è stato di una gravità inaudita”.



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