La nuova Regione. Decaro governa grazie a una minoranza di pugliesi

Decaro stravince, il Centrodestra straperde, mentre i big riconfermano le solite posizioni. Nel Salento brilla la luce di Pagliaro mentre Minerva si prende il Pd

La politica si sta riducendo ad un deserto, e la logica degli uomini soli al potere non aiuta. Il leaderismo politico di Emiliano deve adesso lasciare spazio ad un rinnovamento deciso e dotato di tutti i sacri crismi della buona politica, aperta e più partecipata proprio in ragione della scarsa partecipazione dei cittadini al voto.

Si chiude una stagione? Forse. In realtà ci sperano in tanti dai quattro punti cardinali.

Nei prossimi mesi vedremo fino a che punto Decaro sarà in grado di far calare le saracinesche su 20 anni di sinistra al governo della Puglia, perché è chiaro che questa amministrazione non potrà essere spiccicatamente di sinistra, soprattutto alla luce di quella manciata di voti che ne ha determinato la vittoria. Un quinto della popolazione della Puglia che decide chi la governa tutta non suona proprio bene all’orecchio della democrazia.

Dalla parte opposta andrebbe consegnato un David di Donatello a Luigi Lobuono, per averci messo la faccia e anche il resto.
Ci voleva coraggio e Lobuono lo ha avuto perché non ci sono garanzie che tengano per compensare una sconfitta di tale portata.
Se il Centrodestra ha firmato l’ennesimo flop politico in questa regione, nella nostra provincia c’è chi ha mostrato valore e onore a livelli storici. Paolo Pagliaro per esempio con i suoi 30.000 voti insegna che si può fare a meno di tutti tranne che di se stessi. Con il partito dei Fratelli d’Italia, che in Puglia sembrano i cugini di Campagna (prendiamo in prestito un’immagine meravigliosa), impegnato a sostenere e lanciare altri candidati, per così dire meno dotati.

Pagliaro sbeffeggia le logiche dirigenziali e recita il ruolo del fratello maggiore nei Fratelli della Destra italiana a livello leccese.

Il Partito Democratico invece tiene botta solo perché ha strutturato figure statuarie in questo territorio, dove i profili di prossimità sconfinano nella politica roboante dei Minerva e dei Blasi, passando per la Capone. Se togli anni e anni di sedimentazione elettorale del Pd non sappiamo cosa rimane.

E adesso vediamo come Decaro e i suoi metteranno a frutto questo successo. Difficile immaginare una linea continua con il precedente ventennio, piuttosto val la pena di cambiare pagina nell’interesse della gente, votante e vacante, e della credibilità del nuovo presidente.



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