Ho ascoltato, ho preso appunti, ho imparato.
Ho incontrato imprese, lavoratori, lavoratrici, donne e uomini, giovani e anziani, mi sono fermato a parlare nei bar, nelle piazze, per strada.
Ho attraversato un pezzo straordinario del nostro manifatturiero, attraversato i campi del nostro agroalimentare di eccellenza e i terreni colpiti a morte dalla xylella, le aziende cha hanno diversificato colture e mercati, visitato le imprese di trasformazione, discusso con imprenditori turistici e dell’ospitalità, compreso a fondo punti di forza e criticità del nostro sistema di assistenza.
In queste settimane intense e appassionanti è diventato via via evidentissimo: tutte e tutti noi abbiamo bisogno che questa terra, l’intero Salento, #tuttoilsalento come abbiamo detto più e più volte, torni ad avere una centralità indiscussa nel cuore della Puglia e della macchina regionale.
Non ho tessere di partito e da sempre mi muove una sola passione, un sogno, un’inclinazione: esserci e fare dove c’è un bisogno, e dove c’è bisogno è dove il più delle volte nessuno guarda. Ecco perché il mondo dell’associazionismo è sempre stato il mio mondo. Lì ho capito che per dare risposte concrete e durevoli bisogna poter incidere anche dall’alto: ascoltare e raccogliere i desideri, le speranze, le aspirazioni per trasformarle in fatti concreti, politiche di sistema, cambiamento reale.
Sono sincero: se non ci fosse Antonio Decaro, non credo che avrei scelto di essere in campo.
Ho risposto al suo appello perché rappresenta perfettamente il cambiamento di cui c’è bisogno e perché ho sentito in lui la stessa passione per la politica come modo di abitare il mondo che ho appreso da mio padre, quando in consiglio comunale, da socialista, difendeva i lavoratori e le lavoratrici, e lavorava per il benessere della nostra comunità. Un’aria nuova. Perché un gruppo di persone hanno creduto in me, sicuri che io potessi incarnare e rappresentare al meglio i bisogni di questo territorio. Perché non sono una persona buona per tutte le stagioni.
Un vento di cambiamento a cui noi diamo la nostra voce, perché abbiamo le idee molto chiare su quanto c’è da fare e siamo determinati a farlo; perché vogliamo farlo rafforzando la democrazia, la partecipazione, la coesione e la giustizia sociale, il sentimento di comunità, la fiducia, innanzitutto tra noi, e sappiamo quanto sia importante non abbassare la guardia su economia pulita e benessere delle comunità, per sottrarre senza paura spazio all’economia sporca e a quelle zone grigie dove la criminalità pesca in modo cinico e abietto le sue manovalanze.
Diritto alla salute di tutte e di tutti, difesa e rilancio della sanità pubblica, riorganizzazione e integrazione dell’offerta sanitaria; qualità territoriale per le nostre comunità e le nostre imprese; qualità della logistica, mobilità, trasporti, connessioni, sicurezza; rigenerazione sociale e territoriale perché vanno di pari passo; rilancio del commercio e dell’artigianato; servizi ed economia di prossimità. Prima dell’intelligenza artificiale, serve intelligenza reale: delle persone, delle mani, delle idee. Il lavoro che abbiamo davanti e che ci sfida è questo e non ci pesa affrontarlo: opportunità vere, non promesse.
Perché accada, è importante saper riconoscere e dare valore a tutte quelle donne e quegli uomini che in questa terra continuano a spendersi per produrre valore e ricchezza sociale, ai nostri professionisti, alle nostre competenze e ai nostri saperi, che sono una risorsa enorme spesso ignorata o sottovalutata, alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi che devono potersi sentire libere e liberi di essere, libere e liberi di scegliere. Anche se andare via o restare, e qui mettere a dimora il loro destino.
“Mettere al centro le persone, creare comunità, generare fiducia”: dice Antonio Decaro nel fare sintesi del programma che abbiamo scritto tutte e tutti insieme.
Essere una comunità di destino, dalla Capitanata al Salento. Dove nessuno è tagliato fuori, e le fragilità non sono considerate una sconfitta o una colpa. Ricominciare a sentirci comunità per affrontare nel modo migliore e vincere le grandi sfide che abbiamo dinanzi e che rischiano di travolgerci.
In queste settimane ci hanno guidato parole chiave: dignità, credibilità, orgoglio, protagonismo territoriale, tutela e difesa delle fragilità (territoriali, sociali, economiche), difesa della nostra storia. Una storia dove cultura d’impresa e crescita territoriale si sono saldate.
Saldare la nostra storia e il futuro che vogliamo è il lavoro che abbiamo da fare.
Riannodare i fili, imparare a fidarsi, fare sistema, essere filiera territoriale, sociale, economica.
Il 23 e il 24 novembre, domenica e lunedì, andiamo a votare. Diamo fiducia ad Antonio Decaro e a chi è con lui.
E il 25 saremo pronti a costruire la Puglia nuova. Questo è il momento.
*Candidato al Consiglio Regionale della Puglia
(Pubbliredazionale elettorale a pagamento)
