​Caso Securpol Security. La ‘battaglia’ non è finita, parola di USB

All’indomani della decisione del Consiglio di Stato che ha accolto l’appello presentato dalla Securpol Security contro la revoca della licenza da parte della Prefettura di Lecce, l’Unione Sindacale di Base promette battaglia e organizza un presidio alla Asl.

La sentenza del Consiglio di Stato si è abbattuta come una spada di Damocle sui lavoratori della Securpol Security che stavano iniziando a vedere una luce in fondo al tunnel. Non si contano nemmeno più i sit-in organizzati dalle guardie giurate per protestare contro i turni di lavoro “massacranti”, i licenziamenti a loro dire ingiustificati e le diverse mensilità arretrate che rendevano difficile, se non impossibile, per i dipendenti che si occupano del servizio di vigilanza armata provvedere alle normali esigenze della famiglia. Il resto è cronaca nota, negli ultimi mesi, infatti, la battaglia si è spostata dalle strade agli uffici giudiziario passando dal tavolo del Tribunale Amministrativo Regionale a quello del Consiglio di Stato che il 15 dicembre ha rimescolato le carte accogliendo l’appello dell’azienda contro la revoca della licenza da parte della Prefettura di Lecce. In buona sostanza, i magistrati romani hanno permesso a Securpol di continuare a svolgere la sua attività.
  
Notizia che ha acceso un campanello d’allarme non solo tra i vigilantes, ma anche nell’Unione Sindacale di Base che, in questi mesi, è stata sempre accanto ai lavoratori tant’è che per martedì 20 dicembre, dalle ore 9.00, ha organizzato un presidio presso la direzione generale della Asl di via Miglietta.
«Abbiamo avvertito il sentore – si legge in una nota a firma del segretario Gianni Palazzo – che la Asl non voglia procedere o quantomeno stia tentennando nel concludere la procedura di affidamento del servizio di vigilanza privata ad un'altra Azienda".
 
Insomma, Usb anche questa volta non resterà a guardare mentre sfuma l'ipotesi del "passaggio dei dipendenti Securpol ad un altro datore di lavoro". 



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