
Nel 1940 mio padre e suo fratello Lillo avevano acquistato una vecchia masseria costruita nel XVI secolo, situata a circa tre chilometri fra Lecce e San Cesario. Appena l’Italia entrò in guerra accanto alla Germania decisero, temendo che Lecce potesse essere bombardata, di andare a vivere lì.
Il 25 aprile del 1945 avevo nove anni e ci fu la liberazione dal fascismo e dal nazismo. A dire il vero noi del Sud Italia eravamo stati già liberati l’otto di settembre del 1943 con l’armistizio fra il governo Badoglio e gli alleati.
Potreste chiedermi, ma tu come puoi ricordarti, allora avevi solo nove anni? Infatti, non fu un giorno di festa come lo era stato per tutti gli italiani, anzi mi arrabbiai perché il giorno dopo saremmo ritornati nella casa di Lecce ed avrei abbandonato la vita della masseria. Sarebbero finiti i nostri giochi, non avremmo più rivisto i figli dei massari, dei ferrovieri della Sud Est che abitavano il casello poco più in là. Già c’era pronta una maestra dalla quale io, Gianfranco e nostra cugina Anna, avremmo dovuto studiare per metterci al corrente con il programma scolastico, visto che ai primi di ottobre si sarebbe ricominciato.
Secondo voi, esiste una similitudine fra i ragazzi di nove anni di oggi con uno dell’aprile del 1945?
Sì, ci sta. Io frequentai la quarta classe. E così sarà per uno del 2021, ed entrambi siamo reduci da due stupide guerre. Nella prima per la assurdità mentale dei governanti di allora, in questa guerra epidemica per non esserci accorti che stiamo distruggendo il mondo, non con cannoni, bombe, ma devastando la natura, causando l’estinzione di migliaia di specie animali, inquinando le acque, annientando l’ambiente, producendo materiali non biodegradabili.
E forse dicono bene gli scienziati che il coronavirus è una creatura dell’uomo e che altri ne nasceranno di virus, e sempre più cattivi.
Meditate gente, meditate e rimediate.
E mi rivolgo voi, padri e figli, perché noi nonni siamo gli ultimi dei mohicani, quelli che hanno visto il mondo ancora in tutta la sua quasi bellezza.
E chiudo con una poesia che non avrei voluto scrivere
Scatole rotte nel 3020
Comparse negli scavi della città,
le grandi scatole con ruote,
di colori diversi e forme,
le hanno trovate nel 3020.
Erano tutte scatole rotte,
del 2020, di mille anni fa ……..
(Foto di copertina tratta dal web e rielaborata da Marilù Tommasi)