​Il tramonto rosso fuoco incanta il Salento, ma gli esperti rompono la magia ‘dovuto agli incendi in Canada’

Il laboratorio Aerosol & Clima dell’Università del Salento spiega il colore rosso assunto dal cielo il 30 agosto scorso con la presenza di particelle carboniose prodotte dagli incendi in Canada: ‘Nessun pericolo per la qualità dell’aria’

La data indicata sul calendario era quella del 30 agosto, quando al calar del sole il cielo del Salento aveva inaspettatamente regalato uno spettacolo unico con le sue mille sfumature di rosso. Un tramonto di fuoco immediatamente immortalato e postato sui social network. Nessuno si è lasciato sfuggire l’occasione per cogliere con telefonini e macchinette fotografiche lo spettacolare effetto cromatico creato da quei colori vermigli.
   
A distanza di qualche giorno la ‘spiegazione’ degli esperti ha dato una lettura diversa che ha rotto quella magia. Quella colorazione rossa del cielo, nel corso del tramonto del 30 agosto, è stato ‘causato’ da uno strato di particelle carboniose prodotte dagli incendi in Canada.
  
Nell’ambito delle attività di ricerca dell’infrastruttura europea ACTRIS (Aerosols, Clouds, and Trace gases Research InfraStructure) e ACTRIS Italia, a cui partecipa l’Università del Salento, vengono regolarmente effettuate misurazioni con un sistema LIDAR per individuare il trasporto da lontano di particelle dovute ad incendi, eruzioni vulcaniche, eventi gravi di inquinamento. Le misure LIDAR effettuate dal dr. Salvatore Romano presso il laboratorio di Aerosol & Clima dell’Università del Salento, coordinato dalla prof.ssa Maria Rita Perrone, nel corso del 31 agosto 2017 hanno rilevato il sopraggiungere nel Salento di uno strato di particelle atmosferiche carboniose a circa 18 km dal suolo dovuto al trasporto, in Sud Europa, del fumo prodotto dagli incendi verificatasi nel Nord America intorno al 14 agosto.
  
Lo strato di particelle carboniose si può considerare anche responsabile dell’aumento della temperatura dell’aria al suolo a causa dell’effetto serra, ma si ritiene che non abbia influenzato in maniera significativa la qualità dell’aria al suolo data la sua elevata posizione in quota.



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