​L’infuso di papagna, il rimedio ‘miracoloso’ delle nostre nonne scomparso del tutto

In passato, le nostre nonne utilizzavano l’infuso di papagna per far ‘addormentare’ i bambini più irrequieti. Ma la tisana di papaver somniferum era utilizzata anche per curare il mal di denti o per calmare la tosse.

Le nostre nonne, fonte inesauribile di saggezza, avevano un rimedio per tutto. Bastava ‘interpellarle’ come in una sorta di oracolo familiare che andava in scena tra le mura di casa per avere il consiglio giusto o la soluzione più adatta alle esigenze. Senza contare le «cure miracolose» che, nonostante non avessero alcun tipo di fondamento ‘scientifico’ se non la ‘sapienza’ tramandata di generazione in generazione, funzionavano sempre. In pochi minuti, il male ‘spariva’ e restava solo il ricordo dell’antica ricetta utilizzata per farti stare meglio.

Molti di questi rimedi naturali, non si usano più. Sono scomparsi insieme a chi li ha custoditi per secoli.  Restano quei nomi che le nuove generazioni tutte facebook e whatsapp ignorano, ma che strappano un sorriso nelle persone più âgé.

Uno di questi sistemi tradizionali, caduti in disuso, è la «Papagna», termine usato per indicare un infuso di papaver somniferum, conosciuto come il fiore “che dona la gioia e l’ebbrezza”, che serviva a conciliare il sonno dei più piccoli. Le nonne di oggi inorridirebbero, ma in passato per calmare e far addormentare i bambini “irrequieti” veniva preparata questa ‘tisana’ dal risultato sicuro e immediato. Forse troppo. Bastava far cadere poche gocce in un succhiotto ‘artigianale’, ottenuto con zucchero avvolto in una pezza, per abbandonarsi ai sogni. Del resto, ancora oggi quando il desiderio di rilassarsi tra le braccia di morfeo è irrefrenabile si è soliti dire ‘mi sta calando la papagna’.

Per gli adulti una specie di panacea, mischiato con radici di finocchio e fichi secchi serviva a calmare la tosse. Idem per il mal di denti. Insomma, era un ottimo antidolorifico ed era talmente usata che i contadini riservavano angoli ‘particolari’ dei loro giardini per coltivarla. Oggi, è quasi scomparsa. Ogni tanto, quasi per miracolo, spunta sul ciglio di una strada. Più comune, ma sempre ‘rara’ è la varietà spontanea ”geabrum”, quella a fiori violacei.



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