​Ricostruito il muretto a secco dell’antica masseria. Gli attivisti: ‘le provocazioni le lasciamo a Tap’

Sono iniziati nelle campagne di Melendugno i lavori per ricostruire il muretto a secco che cinge la torre di una masseria cinquecentesca a San Basilio, distrutto per erigere delle barricate. Prevista in Prefettura una riunione operativa.

Detto, fatto: gli attivisti del Comitato No Tap si sono rimboccati le maniche e da questa mattina si sono messi all’opera per ricostruire il muretto a secco che ‘proteggeva’ la torre di un’antica masseria cinquecentesca a San Basilio che era stato distrutto nottetempo per costruire delle barricate e impedire così ai mezzi della multinazionale svizzera di raggiungere il cantiere, dove in questi giorni è andata in scena una protesta pacifica per impedire lo spostamento degli ulivi. «Le chiacchere e le provocazioni le lasciamo a Tap, il resto è Movimento Popolare contro un’opera inutile» scrive il portavoce Gianluca Maggiore.
  
Anche le altre stradine interpoderali ‘chiuse’ con pietre e materiale di risulta sono state riaperte per permettere agli operai della Trans Adriatic Pipeline di mettere in sicurezza dei trentuno alberi abbandonati frettolosamente l’ultimo giorno di lavori prima dello stop ‘imposto’ dal Tar del Lazio. In calendario sono previsti anche alcuni interventi sulle piante monumentali cui sono state strappate le reti di protezione dalla Xylella fastidiosa, piante che non possono in alcun modo essere toccate se non dopo un’autorizzazione ad hoc che, al momento, manca.
  
Proprio per ‘coordinare’ tutto è in programma, nel tardo pomeriggio, una riunione operativa per stabilire modalità e tempi di intervento.
  
Insomma, il clima che si respira nelle campagne di Melendugno è completamente diverso da quello respirato durante quei giorni di forte tensione, quando per permettere l’espianto degli ulivi è stato necessario un dispiegamento – da più parti considerato massiccio – di forze dell’ordine. La partita è ferma almeno fino al 19 aprile, giorno in cui è attesa la decisione della camera di consiglio del Tar Lazio. Tap, dal canto suo, è stata chiara: il gasdotto considerato un’opera strategica per il Governo approderà a San Basilio. I manifestanti, dal canto loro, continuano e continueranno ad urlare “né qui, né altrove”. 



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