​Serravezza parte con i Sindaci, la protesta contro il gasdotto si sposta a Roma. Assenti i NoTap

Giuseppe Serravezza, che ha interrotto lo sciopero della fame e della sete per recuperare le forze è partito insieme ad una delegazione di Sindaci alla volta di Roma, dove domani è in programma un sit-in di protesta a Palazzo Chigi.

Lascia momentaneamente il Salento la protesta contro la realizzazione del gasdotto che Tap ha deciso di far sbarcare nella bellissima spiaggia di San Foca contro la «volontà dei cittadini», almeno secondo i Sindaci che insieme all’oncologo Giuseppe Serravezza sono partiti per la capitale, dove domani ‘improvviseranno’ un sit-in ai piedi di Palazzo Chigi. Un dialogo per ridiscutere la scelta dell’approdo, questo chiedono i primi cittadini al premier Paolo Gentiloni, che saranno accompagnati dal Governatore, Michele Emiliano.
   
La promessa fatta al responsabile scientifico della Lega italiana contro i tumori di Lecce che aveva intrapreso lo sciopero della fame e della sete è stata mantenuta. Un digiuno forzato e volutamente interrotto dal dottor Serravezza, dopo dodici giorni, per recuperare le forze in vista dell’importante viaggio a Roma. L’oncologo provato nel fisico (ha perso 12 chili), ma non nella determinazione a lottare si è impegnato a continuare a manifestare il suo dissenso, anche con forme più incisive, qualora non ci fosse un cambio di atteggiamento da parte del Governo.
    
Così, una delegazione di Sindaci ha fatto le valigie ed è partita per la capitale pronta a urlare per rompere questo muro di silenzio, con il rischio – concreto – che sia un viaggio a vuoto.
  
Ci saranno tutti, ma mancheranno, forse un po’ a sorpresa, i NoTap «giovedì, non saremo a Roma al sit-in convocato da alcune Istituzioni Locali davanti a Palazzo Chigi per un motivo semplice –  si legge sulla pagina Facebook del Movimento – qualunque siano i contenuti e gli esiti di un ipotetico incontro con il Governo, noi siamo contrari a qualunque approdo alternativo perché ci opponiamo in toto alla realizzazione dell’opera che consideriamo inutile».
  
Insomma, per gli attivisti non è tardi per fermare il progetto della Trasn Adiratic Pipeline. Fermare, non spostare così come hanno da sempre ribadito quando hanno urlato «né mo, né mai – né qui, né altrove». 



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