Addio alla Tasi? Benvenute 200 Euro nelle tasche dei leccesi

Si continua a sentir parlare dell’abolizione della Tasi e secondo i risultati della simulazione Uil, i leccesi potrebbero avere in tasca circa 200 Euro in più, che, non risolvono i problemi di una vita ma sicuramente non farebbero male ai bilanci familiari

Pagine di giornali e programmi televisivi hanno parlato chiaro: Il Governo Renzi  avrebbe l’intenzione di abolire la TASI, quella tassa che, sin dai tempi della lira avrà cambiato nome circa quattro volte ma il popolo italiano ha sempre dovuto pagarla.

Dunque, alla fine delle vacanze una bella sorpresa potrebbe accogliere gli italiani che sicuramente sarebbero felici di vedere abolita una tassa che grava sugli immobili primari. Sarà vero? Questo ancora non possiamo saperlo ma il Servizio delle Politiche Territoriali Uil ha avviato un’indagine nelle 106 città capoluogo di provincia per capire quanto davvero si potrebbe risparmiare grazie all’abolizione di quest’imposta che negli ultimi anni ha pesato davvero tanto.

I risultati non sono notevoli ma sicuramente da prendere in considerazione. Per la Puglia il maggior risparmio nelle tasche dei cittadini avverrebbe nel capoluogo di regione, Bari con 338 Euro medi a famiglia, seguono Foggia con 326 Euro, Lecce con 203 Euro, Taranto con 188 Euro e Brindisi con un risparmio di soli 134 Euro.

Il Segretario Generale Uil di Lecce, Salvatore Giannetto, annuncia felicemente che all’avverarsi di questa dichiarazione, ogni risparmio nelle tasche degli italiani, ogni riduzione del carico fiscale sarebbe un traguardo importante però: per non incorrere negli errori del passato, sarebbe saggio e opportuno, che contestualmente all'abolizione della Tasi, Renzi staccasse 8 mila assegni intestati ai Comuni, con copertura certa, dall'importo complessivo di 4,6 miliardi di euro dice Salvatore Giannetto–  infatti, a tanto ammonta il gettito per i Comuni derivante dalla Tasi, di cui 3,8 miliardi di euro per la prima casa e il resto, 800 milioni, per gli altri immobili. E’ fondamentale –  continua Giannetto  – garantire la totale copertura finanziaria per evitare che si ripeta ciò che gli italiani hanno vissuto in questi anni e, cioè, che si cambi il nome ma non la sostanza"

Ed è proprio questo quello che ci preoccupa, che si cambi il nome ma non la sostanza come in realtà si fa dal Governo Amato del 1992 quando la prima imposta introdotta sulla casa si chiamava ISI (imposta straordinaria sugli immobili) che poi è diventata ICI, che poi si è trasformata in IMU e che oggi si chiama TASI.

Ci rimane la speranza che il Governo Renzi non la trasformi in qualcos’altro.



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