Tricase, scritta la parola fine per l’appalto della mensa scolastica. Affidato il servizio a “La  Fenice”

Accolte dal Consiglio di Stato le tesi dell’azienda rappresentata dall’avvocato Pietro Quinto. Il legale: “Una decisione che fa applicazione a quei principi sostanziali di buon senso che devono guidare l’operato delle Amministrazioni”.

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È stata scritta la parola fine al lungo contenzioso per l’affidamento del servizio mensa scolastica di Tricase.

Il Consiglio di Stato, infatti, accogliendo le tesi difensive sostenute dall’avv. Pietro Quinto, ha definitivamente aggiudicato l’appalto alla ditta La Fenice.

I fatti

Il Comune di Tricase aveva bandito la gara per affidare il servizio mensa scolastica per gli anni dal 2014 al 2017.

Il contenzioso, svoltosi dapprima innanzi al TAR di Lecce e poi al Consiglio di Stato, era stato originato da un provvedimento del Comune di annullamento della aggiudicazione inizialmente disposta in favore de La Fenice; secondo il Comune, la Ditta non aveva fornito idonee garanzie sul possesso del centro cottura di emergenza.

L’impugnazione del provvedimento

La Fenice, con l’avv. Quinto aveva, quindi, impugnato la revoca della aggiudicazione e contestualmente impugnato la nuova aggiudicazione in favore della CIR Food.

Alla decisione favorevole del TAR aveva fatto seguito il giudizio innanzi al Consiglio di Stato che, con la sentenza depositata in questi giorni, ha chiuso definitivamente il lungo contenzioso.

Intanto v’è da considerare che una procedura, che doveva coprire il servizio per gli anni dal 2014 al 2017, ha visto terminare il suo lungo percorso proprio sul finire del 2017.

Il Comune, dopo un lungo periodo di proroghe al vecchio affidatario, ha proceduto, all’inizio del corrente anno scolastico, ad affidare l’appalto a La Fenice e ciò dopo che il Consiglio di Stato non aveva sospeso la sentenza del TAR di Lecce.

Insomma, tra ritardi del Comune e tempi della giustizia l’appalto ha cominciato a essere svolto quando doveva terminare.

“Interessante – afferma l’avv. Quinto – è quanto asserito dal Consiglio di Stato e cioè che una ditta che concorre ad una gara non può essere esclusa per ragioni diverse da quelle indicate nel bando di gara non essendo rilevanti i successivi chiarimenti seppure resi dagli stessi Uffici comunali. I Giudici di Palazzo Spada hanno così voluto sottolineare il fondamentale principio di affidamento.

Per lo stesso motivo –prosegue l’avv. Quinto- i chiarimenti sono ammissibili ed utili quando servono a superare equivoci del bando o sue lacune. I Giudici hanno così inteso assegnare all’Amministrazione una funzione collaborativa che si concretizza in interventi chiarificatori e che consentono di superare dubbi nei concorrenti”.

Altro passaggio fondamentale della sentenza è che la Stazione appaltante non può chiedere requisiti inutili ed esclusivamente gravosi per i concorrenti; così, in particolare, il possesso di un centro cottura di emergenza è sufficiente che vi sia all’inizio del servizio mentre, per partecipare alla gara, è sufficiente che la ditta dichiari di averne la disponibilità, salvo poi metterlo nelle condizioni di operare prima della stipula del contratto.

“Insomma – conclude l’avv. Quinto – una decisione che fa applicazione i quei principi sostanziali di buon senso che devono guidare l’operato delle Amministrazioni e che, nel rispetto dei partecipanti ad una gara, consentono di dare prevalenza alla sostanza senza inutili formalismi”.



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