Ai leccesi non piacciono le auto elettriche, solo lo 0,55% del parco macchine italiane

I dati del Centro Studi Continental confermano anche per il Salento la fotografia nazionale del mercato delle auto elettriche: assenza di strutture di ricarica, batterie incompatibili col trasporto extraurbano e tempi di ricarica i limiti del settore.

Il Centro Studi della Continental, uno dei colossi mondiali nella produzione di pneumatici, ha presentato nella giornata di ieri un’analisi dettagliata, sulla base dei dati forniti dall’Automobil Club Italia, in merito allo sviluppo del mercato delle auto elettriche nel Belpaese.
 
Quella che doveva essere l’ultima frontiera delle quattro ruote è diventata per davvero l’ultima frontiera; in senso negativo, però. Siamo di fronte ad un mercato che non decolla. I cittadini non acquistano auto elettriche e tutta la politica di incentivi per i mezzi a zero emissioni finalizzata al rispetto dell’ambiente, per le generazioni presenti e soprattutto per quelle future, non sembra dare effetti.
 
In Puglia circola il 2,42% del totale di auto elettriche del nostro Paese, decima posizione a livello nazionale. Bari è in testa con lo 0,93% delle auto elettriche italiane; seguono Lecce (0,55%), Foggia (0,29%); Barletta-Trani e Brindisi (0,23%) e Taranto (0,17%).
 
Ben diversa la situazione nelle altre regioni dello Stivale: in testa alla classifica regionale c’è il Lazio, con il 20,17% sul totale del parco circolante italiano di auto elettriche.
 
Se non sono entusiasmanti i dati a livello di percentuale, ancora meno florida la situazione quando si passa all’analisi dei numeri assoluti.
 
Il parco circolante di auto elettrichesi legge nel comunicato del Centro Studi Continentalè composto sull’intero territorio nazionale da 3.430 unità, che sono veramente un’inezia rispetto ai circa 37 milioni di autovetture in circolazione. Per fare un esempio, la città leader, che è Roma, pur avendo il 20% del parco circolante nazionale ha in effetti in circolazione sulle sue strade solo 659 auto elettriche.
 
Tanto ancora, insomma, deve essere fatto per favorire la diffusione di queste vetture se si ritiene strategica la loro presenza nelle strade italiane al fine di tutelare la salute pubblica. Eppure i vantaggi per i consumatori ci sarebbero anche: zero emissioni, come dicevamo e bassissimi costi di ricarica; ma l’assenza pressoché totale di strutture di ricarica, la durata della batteria – incompatibile con l’uso extraurbano – e i tempi di ricarica ancora troppo lunghi penalizzano tutto il settore.
 
Quindi non tanto colpa dei consumatori, quanto di un sistema che deve essere messo a punto in un futuro  più o meno breve.