Quando cuore fa rima con professionalità, il risultato è un’alchimia straordinaria che mescola emozioni e crea bellezza.
E così è stato a Winterthur, in occasione della quarta edizione di MyApulia – Sorrisi & Sapori dal Salento – Expo 2019.
In una sala affollata di svizzeri d’adozione con DNA salentino, dopo lo spettacolo di danza dei Ragazzi del Mondo, a tenere banco nella serata d’apertura, sono state le divertenti gag degli esilaranti Scemifreddi e la forza travolgente dell’Antonio Amato Ensemble. Sul palco a condurre la serata, la brava e bella Luna Fiore.
Spettacolo, che passione!
L’entusiasmo salentino più autentico ha contaminato l’ordinatissima Svizzera con la comicità fresca e originale degli Scemifreddi. Le demenziali pantomime, trascinanti e mai banali, di Cristiano Nobile, Anthony Fracasso e Tonio Rollo, con le loro battute brillanti, hanno fatto divertire con garbo un pubblico rapito dall’inizio alla fine dello spettacolo.
Crescendo di emozioni per i salentini giunti a Winterthur da ogni angolo della Svizzera, che non si sono fatti sfuggire l’occasione di ascoltare la musica diventata un vero e proprio marchio di fabbrica: la pizzica.
Al ritmo inarrestabile del suo tamburello, Antonio Amato, sicuramente uno degli interpreti più carismatici di musica popolare autentica, ha conquistato tutti. Con lui sul palco, Antonio Marra, Valerio Rizzello, Luigi Badassarre, Armando Ciardo, Francesca Della Monaca, Palmiro Durante e Cristina Frassanito, assistiti dal fonico Marco Aggioli.
Le nostre interviste
Abbiamo incontrato Anthony Fracasso degli Scemifreddi per raccogliere un commento su questa partecipazione che gli ha visti protagonisti per la prima volta sul territorio elvetico.
Anthony, tu, Cristiano e Tonio, assistiti dal vostro fonico Paolo Tarantino, siete a Winterthur per la prima volta. Cosa ha significato per gli Scemifreddi essere qui?
Un’esperienza bellissima per il calore della nostra gente e per il significato di uno spettacolo fuori dall’Italia, ma nel cuore del Salento. Per noi era la prima volta in Svizzera; ci porteremo dietro il ricordo delle risate fragorose e degli applausi convinti del pubblico. Soddisfazioni vere.
La bella stagione è alle porte e vi porterà sicuramente tante altre soddisfazioni. Ci dai qualche anteprima?
L’estate ci porta in giro per le piazze del Salento, e non solo, a sdoganare la nostra comicità, tutta ritmo e battute… siamo spesso in trasmissione a buon Pomeriggio e Bordocampo (Telenorba). Poi stiamo lavorando al nuovo spettacolo che uscirà nel 2020… e ad Ottobre saremo al Teatro Apollo con il Salent Show, uno spettacolo condiviso con altri comici salentini (Ciciri e tria, Andrea Baccassino, Alto & Basso) una combinazione esplosiva di sana comicità tutta Made in Salento.
Com’è cambiato il cabaret in questi anni e come risponde il pubblico salentino alla vostra comicità?
Il cabaret è in continua evoluzione e negli ultimi anni fugge un po’ dai soliti temi stereotipati, aprendo a nuove soluzioni. Noi abbiamo in scaletta sempre pezzi alternativi, che vanno dal teatro muto, a quello visual e musicale… passando dal canovaccio dei temi comuni con formule nuove, tutte basate sulla ricerca della battuta e del ritmo.
Comici si nasce o si diventa?
Comici si nasce, ma professionisti si diventa. Si deve fare una sana gavetta, scontrandosi con platee sempre nuove e diverse, ricercando energie e spunti da ogni situazione, anche la più negativa. Il mestiere si impara sul campo, guadagnando a volte pochi soldi, ma tanta credibilità!
Antonio Amato lo incontriamo subito dopo il concerto e quando lo avviciniamo è insieme al M° Armando Ciardo e al M° Valerio Rizzello.
Tanta adrenalina da un palco che li ha visti protagonisti per il secondo anno consecutivo.
La pizzica è una moda o uno stato d’animo?
La pizzica è uno stato d’animo anzi, oseremmo dire, una condizione sociale. Ma no, non è il cavalco dell’onda di un fenomeno perché da sempre racconta pensieri, turbamenti, racconta insoddisfazioni, racconta protesta, racconta amore. Un veicolo di emozioni, dunque, e non un semplice tormentone modaiolo.
Antonio, tu sei reduce dalla partecipazione al Festival dell’Arte italiana di Mosca con l’Orchestra Popolare La Notte della Taranta. Tre concerti che hanno portato la magia della pizzica a pochi passi dal Cremlino, nella maestosa Cattedrale di Cristo Salvatore. Come viene percepita la pizzica all’estero e cosa lascia alle altre culture?
L’esperienza in Russia è di quelle che non si possono dimenticare. Forse all’estero la pizzica viene vissuta un po’ come fenomeno musicale. Chiaro che questa esplosione, questa voglia di pizzica fuori dai contesti in cui è nata, ha portato a delle contaminazioni che hanno reso la nostra musica popolare più fruibile in altre parti del mondo.
Un viaggio attraverso le sonorità della pizzica. Cosa la accomuna alle altre musiche popolari?
La pizzica, in realtà, per quanto condivida alcune sonorità con la tammurriata, con la tarantella e con altre musiche popolari, ha altri ritmi sicuramente più coinvolgenti. La nostra pizzica lascia spazio all’espressione e ad altri linguaggi musicali. E, soprattutto, sono differenti i temi.
I dolci canti e il potente ritmo del tamburello ammantano di fascino la pizzica. Cosa pensi, Antonio, delle contaminazioni?
Le contaminazioni sperimentate sul palco della Notte della Taranta sono quelle che hanno dato molto anche alla mia musica. Senza contaminazioni tutto ciò che si potrebbe suonare, sarebbe una mera riproduzione. Grazie alla contaminazione nascono nuovi stili e, si sa, ogni stile è figlio del suo tempo. Non dimentichiamo che i vari maestri concertatori della Notte della Taranta, attraverso le loro contaminazioni, hanno consentito alla pizzica di esportare non solo un ritmo ma anche un intero territorio.
È stata proprio una bella serata. Si torna in Italia arricchiti di un calore umano straordinario. Resta la bellezza nata in una notte d’aprile. Perché ciò che hanno portato a Winterthur questi artisti, va oltre la musica e le parole. È cuore, anima e passione. Insieme ai salentini all’estero, hanno condiviso identità, appartenenza e autenticità.
Come una vera, grande famiglia.