All’ospedale di Gallipoli rotte le apparecchiature per la sterilizzazione, interviene Cisl Sanità: “Si sostituiscano subito”

Con una lettera a firma del Coordinatore Provinciale Sanità Cisl FP, Antonio Piccinno alla Asl di Lecce, il Sindacato chiede la sostituzione delle macchine.

“La scrivente O.S., prende in carico la nota a firma di alcuni operatori Infermieri in servizio presso il Blocco Operatorio del Presidio Ospedaliero di Gallipoli, i quali denunciano una importante criticità sulle attrezzature di sterilizzazione per i ferri chirurgici in uso presso le sale Operatorie del P.O. di Gallipoli”, si apre così la lettera che il Coordinatore Provinciale Sanità Cisl FP, Antonio Piccinno, ha scritto alla Asl di Lecce, affinché intervenga urgentemente sulle apparecchiature per la sterilizzazione del Presidio Ospedaliero di Gallipoli, da diverso tempo fuori uso.

“In sostanza – prosegue la missiva – gli operatori, lamentano una questione che già è sotto la lente di codesta Direzione Generale in quanto, in più occasioni, da un anno a questa parte, la Direzione Medica di Presidio ha richiesto la sostituzione delle apparecchiature fuori uso.

Sembrerebbe anche che, proprio con gli ultimi solleciti da parte della Direzione Medica di Presidio circa il non funzionamento delle apparecchiature sterilizzatrici, codesta DG abbia richiesto in data 14.1.2021, ‘al Dirigente della UOSD di Ingegneria Clinica e, a carattere di urgenza, di porre in essere gli atti conseguenziali e gli adempimenti al fine di scongiurare il verificarsi di gravi disservizi, con disagi per l’utenza’”.

Nonostante le sollecitazioni, però, ancora non vi è stata una risposta in merito: “Di tutto ciò, ancora non è stato dato di conoscere lo stato dell’arte di questo ultimo intervento, in quanto lo stallo, purtroppo, determina fattore di chiaro disagio sia per i dipendenti anche per ricaduta sugli utenti in quanto, essendo momentaneamente fuori uso le attrezzature (delle due autoclavi sterilizzatrici: una ferma da un anno e l’altra ferma dall’8.1.2021) gli stessi infermieri devono recarsi presso il Presidio Ospedaliero di Casarano per sterilizzare le attrezzature chirurgiche, peraltro su automezzi messi a disposizione della Asl, della cui conformità a norma UNI EN556/96, come rappresentato dagli stessi infermieri, sarebbe da verificare.

Fuori di dubbio che il disagio si accosta ad una carente organizzazione sull’acquisto o manutenzione delle strumentazioni medicali atteso che, un Ospedale di Primo Livello, peraltro no covid, dovrebbe essere sempre attrezzato per ogni evenienza e non arrancare per inconvenienti tecnico organizzativi che determinano un possibile blackout su alcune attività assistenziali specie di natura chirurgica in emergenza urgenza o, in elezione”.

La sostituzione delle apparecchiature, però, per Piccinno non è più procrastinabile, anche perché così si rischia di usurare quelle in uso presso l’ospedale di Casarano: “Chiaramente si conviene che le operazioni di acquisizione di prodotti, specie nell’area degli Enti Pubblici, sia sottesa a particolari percorsi stabiliti ma, non può essere più ritardata da eventuali intoppi burocratici o altro.

La rappresentazione fatta dagli operatori, per l’appunto, verte su due piste parallele, una su quella igienico sanitarie e di assicurare in loco tale indispensabile servizio, l’altra prettamente sulle attività svolte dagli stessi, sicuramente attività demansionate, visto che gli stessi operatori accompagnano, distraendosi dalle attività di reparto, i ferri chirurgici presso altro presidio per la sterilizzazione.

Anche a tutela e garanzia delle attività del P.O. di Casarano, altro importante punto no covid, si ritiene che, tali attività aggiuntive sulle autoclavi possano determinare una rapida usura delle apparecchiature con un successivo blocco della sterilizzazione addirittura per due Ospedali che contano, ciascuno, circa 700 dipendenti.

Questo per dare l’esempio della mole di attività chirurgica che possono offrire tali Presidi come bacino di utenza in funzione della importante organizzazione ospedaliera aggregante.

Nel rappresentare quanto sopra, a tutela della salute pubblica e delle mansioni svolte dai dipendenti non si ritiene più differibili tutti i possibili interventi possibili di diversa natura, tesi a ottimizzare e risolvere la grave problematica, tra l’altro evidenziata anche da codesta Direzione”.



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