Somme non dovute e “pace fiscale”, nuovi chiarimenti. La parola all’esperto

L’avvocato Matteo Sances, esperto di Diritto Tributario risponde alle domande riguardo alla pronuncia della Cassazione che ha sancito l’illegittimità delle rateazioni concesse dal Fisco

Successivamente al nostro articolo del 2 settembre scorso intitolato “Pace fiscale: il condono è davvero un vantaggio per i contribuenti? La parola all’esperto” sono arrivate in redazione molte richieste di chiarimenti  da parte dei nostri lettori.

Per tale motivo abbiamo contattato nuovamente l’Avv. Matteo Sances, avvocato Cassazionista leccese ed esperto in diritto tributario, chiedendogli maggiori delucidazioni soprattutto in merito alla recente pronuncia della Cassazione che ha sancito l’illegittimità delle rateazioni concesse dal Fisco (pronuncia già citata la volta scorsa e che tanto clamore ha creato).

 

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L’avvocato Matteo Sances 

Avvocato, potrebbe spiegarci meglio cosa dicono i giudici della Suprema Corte in merito alle rateazioni del Fisco o di Equitalia?

Il 22 giugno scorso, in pratica, i giudici della Suprema Corte hanno sancito l’illegittimità degli interessi calcolati sulle sanzioni tributarie (ordinanza n.16533 del 22 giugno 2018  della Corte di Cassazione, che è possibile leggere su www.studiolegalesances.it – sez. Documenti)

I giudici sono giunti a tali conclusioni analizzando le norme in tema di sanzioni applicate dal Fisco –nello specifico l’art.2, comma 3 del D.Lgs. n.472/97 –  le quali escludono categoricamente l’applicazione di interessi sulle sanzioni tributarie, anche a seguito di rateazioni concesse dal concessionario della riscossione (ex Equitalia ora Agenzia delle Entrate Riscossione).

In termini pratici, a quanto ammonterebbero le somme illegittimamente richieste ai contribuenti?

È doveroso precisare che gli interessi di mora applicati dal Fisco in caso di ritardato pagamento dei debiti fiscali sono stabiliti con apposito provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate.

I tassi attualmente ammontano al 3,01% (decorrenza dal 15 maggio 2018, per l’anno precedente ammontavano al 3,50%) ma non finisce qui.

In caso di richiesta di rateazione al concessionario (ex Equitalia per capirci) si applicano anche gli ulteriori interessi di dilazione che vanno dal 4,5% al 6% annuo a seconda delle pretese, senza considerare poi che su tali somme il concessionario applicherà anche l’aggio per la riscossione. Si può comprendere dunque la portata del risparmio e l’importanza di questa pronuncia.

Alla luce di ciò, cosa accadrà adesso? I contribuenti potranno richiedere il ricalcolo del piano di rateazione?

È opportuno che i contribuenti d’ora in avanti facciano molta attenzione  alla rateazione del proprio debito analizzando con particolare attenzione il piano e, se del caso, segnalando tempestivamente qualsiasi anomalia al concessionario.

Per chi, invece, dovesse ritrovarsi con un vecchio piano di rateazione e avesse già provveduto al pagamento delle rate sarebbe opportuno richiedere un ricalcolo del piano. Sempre la Cassazione, poi, in altra recente pronuncia ha chiarito che il pagamento delle rate non comporta il riconoscimento del debito e dunque la richiesta di rimborso di un eventuale indebito potrebbe essere avanzata dal contribuente.

Ci si augura, dunque, che tali verifiche possano avvenire nella massima trasparenza e piena collaborazione tra Fisco e contribuente.

Ringraziamo l’Avv. Matteo Sances e, visto l’interesse riscontrato, chiediamo sin d’ora di segnalarci altre interessanti sentenze a tutela dei diritti dei contribuenti.



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