
Non c’è giorno in cui a risolvere i tanti problemi che stanno attanagliando il Salento in una morsa quasi infernale non debba intervenire la Caritas di Lecce. Che si tratti di emergenze abitative, di accoglienza di immigrati o ‘semplicemente’ che si debbano sfamare italiani e non che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese, poco importa. Don Attilio Mesagne e i suoi sono sempre in prima fila, desiderosi di dare risposte anche e soprattutto laddove le istituzioni non fanno, non possono, non riescono o non vogliono scendere in campo e intervenire per risolvere le emergenze.
Una coppia di cittadini leccesi sfrattata è costretta a accamparsi sui gradini di una chiesa o sotto il porticato di Palazzo Carafa: ecco che interviene la Caritas a trovare un alloggio momentaneo, decoroso, dignitoso in attesa che l’Ufficio Casa possa del Comune fare il suo.
Le famiglie bisognose non riescono più a comprare la frutta per i propri figli: Don Attilio Mesagne interviene in prima persona e con la Codiretti si preoccupa di distribuire gratuitamente pesche e angurie a chi ne fa richiesta.
Per questo e per tanto altro ancora un Comitato spontaneo ha deciso di farsi promotore per attivare la complessa procedura che porta alla candidatura ad Oslo per il Premio Nobel alla Pace. La richiesta, alquanto inedita e singolare, in poche ore ha ricevuto oltre 500 adesioni. È difficile, difficilissimo non solo ricevere il riconoscimento più importante del mondo, ma anche completare l’iter che parte sempre dall’ok che deve essere dato dall’Accademia culturale italiana, che dopo aver espletato le varie verifiche sottoporrà la candidatura agli organizzatori del Premio Nobel.
Tra i primi a firmare sono stati gli extracomunitari che sono stati aiutati dalla Caritas Leccese. Non è la prima volta che la Chiesa salentina viene chiamata nelle nomination del premio poiché nei lontani anni ’90, in occasione dell’accoglienza alle migliaia di cittadini albanesi che fuggivano dal regime comunista, l’allora vescovo di Lecce, Cosimo Francesco Ruppi riceveva la prestigiosa menzione per l’opera di aiuto prestata.