Caporalato, in Salento 52 aziende su 86 sono irregolari. Fioretti (Uila): “Situazioni sconcertanti”

L’operazione anti-caporalato svela le tante irregolarità nei campi del Salento. Al lavoro anche i minorenni.

Su 86 aziende interessate dall’operazione anti-caporalato condotta dalla task force dell’Ispettorato del lavoro di Lecce ben 52 hanno commesso irregolarità. E 132 lavoratori su 418 non sono a norma. Questo il bollettino dell’operazione Supreme condotta nei campi del Salento, dove – si evince in chiaro dai dati – sono tante le zone d’ombra da rischiarare: il 60 per cento delle aziende presenta irregolarità nella regolamentazione dei rapporti di lavoro, un lavoratore su quattro ha una posizione non a norma. E a lavoro ci sono anche minorenni, condizione che più delle altre preoccupa il segretario generale della Uila di Lecce, Mauro Fioretti, che torna a chiedere controlli serrati e punizioni esemplari, per prevenire le tragedie a cui le campagne del Salento hanno abituato.

“I dati resi noti dall’operazione della task force coordinata dall’Ispettorato del Lavoro di Lecce nell’ambito del progetto ‘Supreme’ – dice Fioretti – portano alla luce delle situazioni sconcertanti, soprattutto rispetto ai numeri prospettati. Si parla, infatti, di 52 aziende che hanno commesso irregolarità in materia di regolamentazione del rapporto di lavoro, su 86 rilevate. I verbali riportano 132 posizioni lavorative non regolari su 418 lavoratori controllati, una percentuale di irregolarità pari quasi al 30%. Sono dati che parlano da soli. Come Uila Lecce, esprimiamo grande preoccupazione, ringraziando al contempo l’Ispettorato territoriale del Lavoro e tutti gli organi ispettivi che hanno contribuito a rilevare queste irregolarità che devono essere perseguite e punite in maniera severa”.

L’operazione condotta dalla task force dell’ispettorato del lavoro nelle campagne del Salento getta l’ennesima luce su condizioni lavorative ormai conosciute, tra irregolarità e sfruttamento lavorativo, rischiarando però anche la piaga del lavoro minorile. Due dei 45 lavoratori impiegati in nero nelle aziende interessate dai controlli erano infatti minorenni provenienti da paesi extra-Ue, privi del permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Condizione, tra le altre, che ha portato all’emanazione di 6 provvedimenti di sospensione dell’attività per altrettante aziende sottoposte ai controlli. Un’azione repressiva che, a detta di Fioretti, è solo uno dei passi da compiere nella lotta al caporalato, che deve prevedere anche un intervento proattivo in grado di estirpare le ragioni di fondo che portano a preferire l’attività illegale alla messa a norma dell’azienda.

“Accanto all’azione repressiva che ha portato a risultati importanti- chiude il segretario di Uila – è necessario dare gambe all’altra parte della legge, rendendo realmente operative le sezioni territoriali della Rete del Lavoro Agricolo di Qualità che sono attualmente dormienti, affinché, anche mediante la collaborazione degli enti bilaterali, si riesca a far incrociare la domanda con l’offerta di lavoro. Solo così si potrà dare una risposta al fenomeno del caporalato. Se accanto all’opera, sicuramente meritoria, di carattere ispettivo si accompagna l’azione propositiva delle parti sociali, si potrà veramente cercare di regolamentare la gestione del mercato del lavoro in maniera virtuosa”.

 



In questo articolo: