“Una dimora dove l’ammalato può trovare un dialogo con Dio e se stesso”, anche il Dea adesso ha la sua Cappella

L’inaugurazione con una funzione religiosa presieduta da Monsignor Michele Seccia Arcivescovo di Lecce e officiato dal Cappellano del “Fazzi”, Don Gianni Mattia

Si è tenuta nella mattinata di ieri presso il neo padiglione Dipartimento Emergenza e Acuti di Lecce – il Dea – la cerimonia di consacrazione e benedizione della Cappella della struttura, dedicata alla Beata Vergine della Medaglia Miracolosa.

Al rito, presieduto da Sua Eccellenza Monsignor Michele Seccia Arcivescovo metropolita di Lecce e officiato dal Cappellano del Presidio Ospedaliero, Don Gianni Mattia, erano presenti il Commissario straordinario di Asl Stefano Rossi e il Direttore Sanitario del nosocomio salentino, Carlo Sabino Leo.

‟Dopo la realizzazione del Dea si è pensato di creare uno spazio per incontrare Gesù, un luogo di preghiera e di ristoro spirituale, in cui il malato, il medico, l’infermiere o qualsiasi operatore incontra sé stesso nell’Amore e si fa Amore per chi vive nel dolore.

La benedizione della Cappella del Dea, avviene in una data emblematica; il 6 dicembre, infatti, si festeggia san Nicola, conosciuto come benefattore e protettore soprattutto dei bambini”, ha affermato Don Gianni Mattia.

“Questa data è emblematica per lo scopo di questa Cappella e per ciò che porterà molti a raccogliersi in essa. Gli ospedali sono luoghi dove il silenzio sovrasta i rumori, le urla e il dolore; ma quel silenzio è come un martello che ci batte nella testa senza darci riparo e riposo. Un silenzio nel quale ci perdiamo e ci sentiamo smarriti. La cappella vuole essere una dimora, lì dove non ci sentiamo al sicuro da nessuna parte, lì dove le nostre preghiere ci sembrano sbattute dalle intemperie. In essa il silenzio ritrova la sua dimensione di dialogo con Dio e con sé stessi, un luogo di pace dove affidare al Padre il nostro bene più profondo e a lui affidarci.

 

La beata Vergine della Medaglia miracolosa, quando apparve per la prima volta, stringeva all’altezza del cuore il mondo in segno di protezione. Ella ci porta nel suo cuore e ci protegge, se a essa ci affidiamo con fiducia, affinché interceda per gli ammalati e il personale ospedaliero. Che tra le sue braccia il nostro cuore possa ritrovare la pace e la salvezza – ha concluso – e i cari per i quali preghiamo, ricevere la benedizione della Madonna e la sua carezza di madre”.

 



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