Cgil vicina ai sindaci, anche il sindacato dice no alle trivellazioni

La Cgil di Lecce esprime solidarietà e vicinanza ai sindaci che fino a ieri hanno portano avanti uno sciopero della fame in segno di protesta contro le autorizzazioni del governo nazionale nei confronti delle trivellazioni nel mar Ionio e Adriatico.

La Cgil di Lecce si schiera a fianco degli amministratori locali nella estenuante protesta contro le trivellazioni nei mari Adriatico e Ionio per la ricerca di idrocarburi, sfociata fino a ieri, in uno sciopero della fame contro le autorizzazioni già rilasciate dal Governo nazionale.

Il supporto e la solidarietà dell’Organizzazione sindacale deriva dalla convinzione che le trivellazioni produrranno nel territorio salentino conseguenze devastanti, considerando il rischio di grave inquinamento del mare e di possibili incidenti che costituirebbero un danno irreparabile per l’ambiente. I precedenti in merito, infatti, non fanno assolutamente ben sperare. Il forte e preannunciato impatto ambientale pare un effetto di certa derivazione per le tecniche utilizzate, il metodo airgun – consistente nell’ultilizzo di bombe ad aria compressa-, infatti, non lascerebbe via di scampo alla flora e alla fauna delle aree marine interessate e i fondali risulterebbero gravemente e irrimediabilmente danneggiati.

Come sottolinea il Sindacato,la serietà della questione è esponenzialmente amplificata dalla circostanza di immediata evidenza che bersaglio delle deflagrazioni sarebbe non solo l’ambiente, ma l’intera economia salentina, la cui linea di sviluppo è strettamente legata al turismo sostenibile e alla connessa possibilità di rilanciare l’occupazione proprio valorizzando le risorse paesaggistiche e culturali. Anche il settore della pesca, già in grave difficoltà, sarebbe irrimediabilmente compromesso da un attacco così radicale ai mari e alla fauna ittica.

Il paradosso risulta ancora più accentuato, dallo stato di cose regresso,ricordando come per anni, nel Salento, siano stati investiti denaro pubblico e privato in nome della regolamentazione della green economy, la cui bandiera è stata tenuta alta non solo dalle risorse economiche ma dalle previe battaglie civili e istituzionali, ora vanificate senza grandi remore.

Di fronte alla scelta poco etica del primato del massimo profitto economico a tutti i costi, la Cgil lancia un forte slogan, “risorse paesaggistiche, ambientali e ittiche valgono più di un pozzo di petrolio!”, rilanciando sull’ acclamata alternativa alle trivellazioni, di tenere insieme gli obiettivi di tutela del territorio, di creazione e di occupazione.

Si rinnova la richiesta al Governo nazionale di un dietro-front rispetto alle devastanti decisioni prese sino ad ora, e al Governo regionale di persistere nella difesa dell’intero territorio pugliese.



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