Forse non tutti sanno che l’idea di commemorare i defunti si ispira ad un rito bizantino che celebrava tutti i morti la domenica (Sessagesima) antecedente di due settimane l’inizio della Quaresima. Ma perché è stata scelta la data del 2 novembre? Bisogna riavvolgere il nastro della storia e tornare al 998 d.C.
Nel convento di Cluny, viveva un monaco benedettino, l’abate Odilone, che dedicava tutte le sue preghiere alle anime del purgatorio. Un giorno, uno dei suoi confratelli di ritorno dalla Terra Santa, gli raccontò di essere stato scaraventato da una tempesta sulla costa della Sicilia, dove aveva incontrato un eremita. L’uomo gli raccontò di aver ascoltato le voci dolenti delle anime del purgatorio provenire da una grotta, insieme a quelle dei demoni che gridavano contro un certo abate Odilone. Da quel momento, ordinò ai monaci di commemorare le persone che non ci sono più il 2 novembre, facendo suonare le campane con rintocchi funebri, dopo i vespri del 1 novembre. Un giorno di pausa dalla vita quotidiana per ricordare con nostalgia il passato, i cari che la morte ha portato via.
Ufficialmente la festività, chiamata originariamente Anniversarium Omnium Animarum, appare per la prima volta nell’Ordo Romanus del XIV secolo.
È consuetudine nel giorno dedicato al ricordo dei defunti visitare i cimiteri locali e portare in dono fiori sulle tombe dei propri cari. Nel capoluogo salentino – città storicamente religiosissima (gli studiosi dell’età moderna ricorderanno il riconoscimento affidato alla città intorno al XV secolo dal Re spagnolo Ferdinando II, detto il “Cattolico”, nella cui occasione vi trasferì il demanio regio) – è tradizione profusa cominciare a far visita ai defunti già nel giorno di Ognissanti, magari cogliendo l’occasione per comprare qualche fiore e all’indomani poi ripassare insieme a tutta la famiglia per pronunciare due preghiere.
Non una consuetudine cattolica, ma altrettanto tradizionale e ormai immancabile a Lecce, la vendita delle “fanfullicchie“, dolce caramellato distribuito ai bimbi all’uscita dal cimitero.
Fanfullicchie leccesi, i riccioli di zucchero che strappano un sorriso nei giorni tristi
Per concludere, una piccola curiosità. Secondo la cultura tradizionale di molte località italiane, la notte del Giorno dei Morti le anime dei defunti tornerebbero dall’aldilà effettuando delle processioni per le vie del borgo. In alcune zone, infatti, era tradizione scavare, intagliare le zucche e porvi poi una candela all’interno per utilizzarle come lanterne. Chiunque affermi che determinate celebrazioni avvengano esclusivamente nel mondo anglosassone in occasione della festa di Halloween, forse potrebbe non avere tutte le ragioni.