Inps costringe a fare ricorso? Arriva una condanna per l’Istituto di Previdenza

L’istituto ha ammesso l’illegittimità delle sue richieste solo durante il processo e il Tribunale di Lecce lo condanna a pagare le spese legali al contribuente.

Risulta di grande interesse la recente sentenza del Tribunale di Lecce n.1728/2022, passata in giudicato il 28 luglio scorso, che ha condannato l’Inps al pagamento delle spese legali. La particolarità sta nel fatto che l’istituto è stato condannato nonostante avesse riconosciuto durante il processo di aver chiesto al contribuente migliaia di euro di contributi non dovuti e nonostante avesse provveduto, sempre durante il processo, all’annullamento delle pretese.

Il contribuente, difeso dall’Avvocato Matteo Sances, ha preso atto del riconoscimento dell’errore da parte dell’Inps, ma ha insistito per la condanna alle spese legali dell’istituto che lo ha costretto ad avviare una costosa azione legale.

Sul punto, è intervenuto anche il Presidente di Partite Iva Nazionali, Antonio Sorrento: “Siamo molto soddisfatti per la sentenza che ha riguardato questo imprenditore da sempre vicino alla nostra associazione. La sentenza non è unica nel suo genere perché ormai da mesi in tutti i Tribunali d’Italia insistiamo nel chiedere la condanna alle spese degli istituti quando costringono i contribuenti a fare causa per questioni palesemente illegittime. Purtroppo in questo caso, come anche in altri casi simili, l’Inps non ha ascoltato le richieste di dialogo del cittadino che è stato costretto a fare causa per tutelare i propri diritti. Per questo motivo abbiamo avviato da tempo una serie di iniziative insieme a Movimento Consumatori e ad altre associazioni di imprese e professionisti (come il Sindacato Italiano Commercialisti, Camera Civile Salentina e Milano PerCorsi) per sensibilizzare le istituzioni a un maggior dialogo e collaborazione tra cittadino e Pubblica amministrazione.

“Faccio presente – ha concluso Sorrento – che la sentenza in questione è passata in giudicato nei giorni scorsi e dunque è ormai definitiva e non più appellabile”.



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