La scuola ai tempi del coronavirus, giorno 10 da docente virtuale. Riflessioni sulla scuola 3.0

Al termine dell’emergenza un aspetto da non tralasciare sarà la prosecuzione dell’attività anche su social didattici, che consentirebbe agli alunni di continuare ad esercitarsi sistematicamente con le nuove tecnologie.

Giorno 10 del mio isolamento. Oramai non conto più i giorni. Penso solo alla mia nuova routine da docente virtuale. Guardo fisso il mio pc, non perché io inizi a manifestare i primi segni di cedimento! Semplicemente oggi è uno di quei giorni in cui ho una voglia matta di scrivere, di comunicare con il mondo.

Con i miei alunni, prima di questa nuova realtà 3.0, stavo lavorando sulle emozioni. Provo comunque a farlo anche se a distanza, quale migliore occasione! Cerco di cogliere il buono che questa situazione mi sta “regalando”. Apro i loro elaborati, alcuni di loro riescono a stupirmi ancora oggi, per il modo con cui affrontano le cose, la loro ingenua semplicità, che non è banalità, ma soltanto un modo di guardare le cose senza filtri, così, chiare, come sono nella loro oggettività, e li vedo “piccoli già grandi”. Altri invece mi sorprendono per la forza con cui sostengono le proprie tesi, che cercano sempre di non urlare, ma di sussurrare. Apparentemente potrebbero sembrare gli alunni più fragili; in realtà, non lo sono, nascondono una forza e una grinta che farebbero invidia a chiunque. Altri poi mi strappano un sorriso, e, diciamocela tutta, di questi tempi è una gran cosa! Leggo, leggo i loro scritti ed eccomi qui, anche io a scrivere. Le tracce che ho affidato, sono d’ispirazione anche per me. Scrivere mi fa sentire un po’ più vicina a loro.

Mi ritengo una persona che tende a guardare il bicchiere sempre mezzo pieno e mai mezzo vuoto e quindi anche da questa esperienza vorrei trarre il meglio.

Sicuramente, un aspetto, dal mio punto di vista, da non tralasciare sarà la prosecuzione dell’attività anche su social didattici, per due motivazioni ben precise: la realtà si è dimostrata più complessa di quel che potevamo immaginare, quindi la continuazione di quanto iniziato potrebbe rivelarsi vincente nel fronteggiare altre situazioni similari; inoltre ciò consentirebbe ai nostri ragazzi di continuare ad esercitarsi sistematicamente con le nuove tecnologie.

Non si può non pensare che molti di noi hanno fatto fronte a questa emergenza attraverso l’autoformazione; ciò potrebbe servire nell’immediato, ma sicuramente non in prospettiva futura.

Questa che stiamo vivendo oggi è una sfida per tutti quanti noi, ma non una sfida qualsiasi, si tratta di una sfida umana che sta temprando il nostro spirito e mettendo alla prova le nostre certezze. Non credo nella perfezione, quello che possiamo fare è semplicemente quello che tutti i giorni abbiamo sperimentato anche nell’aula reale, cioè la forza della ricerca-azione. Sì, ora il contesto è mutato e diluito nel tempo e nello spazio, ma dobbiamo comunque provare a progettare un intervento, calibrarlo, valutarne l’efficacia e allora rimodularlo, avendo contezza dalla attuale vita claustrofobica che stanno vivendo i nostri alunni. Un messaggio scritto in un determinato modo, invece che in un altro, o anche un confronto con un collega, tutto in questo momento può servire a rendere questa esperienza realmente formativa per tutti quanti noi.

Non ho mai creduto nelle formule magiche, ora soltanto tanto sano buon senso potrà guidare il nostro agire educativo!



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