«Preoccupati sul rispetto delle prescrizioni sanitarie nei cantieri», Uil e Cgil chiedono misure urgenti per gli edili

 Sulla grave situazione del comparto edile intervengono Simona Cancelli di Fillea Cgil e Paola Esposito di Feneal Uil. Preoccupazione soprattutto per il rispetto delle norme di sicurezza contro il contagio

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«I datori di lavoro hanno il dovere perentorio di tutelare il diritto alla salute di tutti quei lavoratori che non possono evitare di recarsi sul posto di lavoro, come i lavoratori del settore delle costruzioni».

In questi giorni abbiamo raccontato le difficoltà e le preoccupazioni di quelle categorie che sono in prima linea nella battaglia contro il covid-19 e che con la loro attività danno risposte concrete a chi si trova in situazioni di bisogno, perché ha contratto il virus o perché, in quanto categoria a rischio, deve essere ancora più tutelato.

Abbiamo parlato di medici, infermieri, oss, personale sanitario, farmacisti, Forze dell’Ordine, volontari delle protezione civile, ecc.

Nell’ultimo decreto del Presidente del Consiglio è previsto, tuttavia, un elenco di lavoratori che non si possono astenere dai loro impieghi per non mettere il Paese più in ginocchio di quanto già non sia. Tra questi gli edili che lavorano sui cantieri e che, sempre nel rispetto delle prescrizioni emanate dalle autorità sanitarie, devono continuare a svolgere il loro mestiere.

E le preoccupazioni di queste persone e delle loro famiglie non possono essere certo sottaciute.

Paola Esposito

Interviene così la segretaria generale della Feneal-Uil di Lecce, Paola Esposito, per chiedere misure urgenti in favore dei lavoratori impegnati nei cantieri edili. «Apprezziamo la scelta del Governo di stanziare importanti risorse economiche per far fronte a questa emergenza – dice – ma adesso occorre ampliare i limiti e le possibilità di utilizzo degli ammortizzatori sociali ai lavoratori del settore delle costruzioni per l’anno in corso. Mi sento di sottolineare, con preoccupazione e una certa rabbia, come i lavoratori edili siano oggi tra quelli rimasti sul fronte, nei cantieri e sulle impalcature, senza reali certezze di potersi proteggere a sufficienza dal rischio del contagio. Per loro lo slogan #iorestoacasa non vale».

La paura è che le prescrizioni di sicurezza per evitare il possibile contagio non siano rispettate.

La salute pubblica, prima di tutto

E proprio su questo tema lancia un grido di allarme la Fillea Cgil, con la Segretaria Generale Simona Cancelli.

«La priorità per la Fillea Cgil è la salute dei lavoratori. Non è possibile metterla a rischio ulteriormente in un settore che peraltro non brilla per cultura della sicurezza sul posto del lavoro. Siamo in costante contatto telefonico coi lavoratori: ora ogni cittadino deve sentirsi ed essere parte attiva e responsabile nella battaglia al Coronavirus, limitando se non azzerando gli spostamenti da casa. Anche a costo di importanti sacrifici economici e sociali che però non devono ricadere esclusivamente sulle spalle dei lavoratori. Garantire le misure anti-contagio previste dai decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri è molto difficile nei cantieri edili. Pensiamo agli spostamenti dal magazzino ai cantieri a bordo di mezzi in cui è impossibile mantenere le distanze di sicurezza (con due o tre lavoratori all’interno dell’abitacolo); lo stesso tipo di attività prevede spesso la collaborazione di una squadra di lavoratori a stretto contatto sui cantieri. E ancora: negli ambienti di lavoro e nei cantieri è complicato garantire la costante sanificazione prevista dalla normativa. Né si può pretendere dalle aziende di dotare ogni lavoratore di un mezzo di trasporto proprio. Facciamo appello alla responsabilità: si sospendano le attività non urgenti e necessarie».

‘Non esiteremo a denunciare’

Se non c’è sicurezza dal contagio non ci può essere lavoro e la produzione si dovrà fermare. I sindacati sono chiari vista la rete sul territorio con i loro iscritti. «Non esiteremo a diffidare e denunciare quelle aziende che non fossero in linea con le precauzioni previste dalle Istituzioni e dalle autorità sanitarie – incalza ancora la Feneal Uil -. Attraverso la rete dei nostri iscritti e dei nostri delegati vigileremo i luoghi di lavoro da quelli più piccoli a quelli più grandi con l’aiuto ove necessario delle strutture pubbliche preposte che dovranno sostenerci, affiancarci e aiutarci a gestire le criticità. Ove non sussistano le condizioni sufficienti a garantire lo svolgimento delle lavorazioni siamo pronti ad attivarci per interrompere la produzione e ad attivare gli strumenti di tutela del reddito e del mantenimento dell’occupazione. Favoriremo accordi che consentano l’attuazione del lavoro agile e di ogni altra forma di flessibilità necessaria. Non accetteremo, però, decisioni unilaterali da parte delle imprese che vadano a ledere i lavoratori e far pagare loro il prezzo di questa emergenza».

Insomma la salute viene prima di tutto. Chi di competenza, e il governo in primis, devono sostenere con misure certe e assoluta determinazione, tutti i lavoratori e le imprese in difficoltà che operano nel comparto delle costruzioni. Ma al primo posto c’è la salute, per tutto il resto ci si può e ci si deve organizzare!

‘Attendiamo i provvedimenti del Governo’

Insomma, il comparto aspetta un messaggio chiaro da parte del Governo. Si attendono provvedimenti certi e cifre realistiche per ristorare i lavoratori: «Attendiamo fiduciosi le misure annunciate dal Governo – concludono dalla Fillea Cgil – con interventi sugli ammortizzatori sociali, per evitare che l’emergenza sanitaria si trasformi in emergenza sociale. Interventi ancor più necessari in un territorio in cui le realtà imprenditoriali edili hanno mediamente poco più di due dipendenti ciascuna. Il Governo trovi formule capaci di adattarsi ad un settore caratterizzato dalla forte presenza di partite Iva, che rischiano di restare fuori da ogni tutela, e di lavoratori a tempo determinato, che temono di non tornare al lavoro passata l’emergenza».



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