Altre due settimane di lockdown. Come facilmente preventivatile, le restrizioni per far fronte all’emergenza Coronavirus non cadranno il 3 aprile. Anzi, i dati analizzati giorno dopo giorno dimostrano come la diffusione del Covid-19 in Italia sta rallentando e proprio nelle prossime settimane servirà lo sforzo decisivo per uscire dall’incubo.
A breve, quindi, il Governo prorogherà le misure attualmente il vigore per ulteriori due settimane e il Premier Giuseppe Conte, di concerto con il Ministro della Salute Speranza e con la Protezione Civile, ordinerà il blocco fino al 17 aprile. Almeno.
La data che potrebbe fare da spartiacque tra un prima e un dopo è quella di Pasqua. A dirlo è stato il Prof. Silvio Brusaferro, direttore dell’Iss, che spiega: “se dal 12 aprile avremo una curva contagi in consistente riduzione da diversi giorni, allora potremo pensare a una riapertura, che comunque avverrà in modo graduale”.
Ma che significa graduale? Varie le ipotesi sul tavolo di Palazzo Chigi. Si potrebbe pensare ad una riapertura solo di alcune attività, oppure le restrizioni potrebbero cadere di regione in regione. A questo proposito si guarda con attenzione allo studio, pubblicato ieri, elaborato dall’Einaudi Institute, nel quale si fa una stima di quando potrebbe terminare l’emergenza nelle varie regioni.
Come riportato, la Puglia potrebbe essere tra le prime regioni a raggiungere il “Giorno 0”, quello cioè in cui non si registreranno nuovi casi. La data stimata è quella del 9 aprile, giorno più – giorno meno. Nel resto d’Italia, invece, si dovrà attendere fino a maggio, con la Toscana più in affanno.
Solo ipotesi. Anche perché dal 10 marzo Conte ha dichiarato che l’Italia “è e sarà sempre unita, l’Italia zona protetta”. Ecco perché il criterio di ripartenza regionale potrebbe far posto a quello di settore, consentendo la ripresa delle attività solo in alcuni casi, in tutto il Paese.
Parallelamente, il Ministro dell’Economia Gualtieri lavora al piano economico di aprile. Dopo la manovra di marzo, necessariamente dovranno essere trovate le necessarie liquidità per imprese, autonomi, lavoratori anche per il prossimo mese. Anche qui si è sul campo delle ipotesi: si pensa ad un reddito di emergenza ad hoc per chi ha subito, economicamente, la crisi Coronavirus e di un aumento da 600 a 800 euro del contributo per gli autonomi.
