Decreto Minniti-Orlando e diritto d’asilo, gli avvocati immigrazionisti: ‘il Governo apra un canale umanitario’

Leccenews24 ha ascoltato il parere degli avvocati immigrazionisti leccesi che si sono costituiti in un Comitato a seguito del nuovo decreto Legge Minniti-Orlando. In coda all’articolo l’intervista all’avv. Serena Pugliese.

"Una guerra contro i poveri", l’hanno definito coloro che proprio non concordano con le linee del Decreto Lecce Minniti-Orlando e che, dopo l’ok del Senato, potrebbe diventare Legge.
Il decreto di cui parliamo riporta “Disposizoni urgenti per l’accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché per il contrasto dell’immigrazione illegale". Un tema, insomma, delicato, delicatissimo e che come già avvenuto in passato (si pensi alla Legge Bossi-Fini del 2002) diventa inevitabilmente motivo di scontro. Sì, perché quando si parla di immigrazione e diritto d’asilo si toccano le corde più sensibili della società, di quella società multietnica che ormai è diventata quella in cui viviamo.

E così,  ci siamo trovati ad accogliere il dissenso e le rimostranze che partono anche dal territorio salentino dove è sorto il Comitato Spontaneo Avvocati immigrazionisti di Lecce. Sì, perché in terra salentina, terra di approdi e accoglienza, ci sono operatori che lavorano affinchè anche gli stranieri vedano rispettati i propri diritti, ci sono stuoli di avvocati che si dedicano esclusivamente a questo con tenacia e passione.

Il Comitato ha redatto un documento con cui si intende manifestare il dissenso e la preoccupazione in merito alla recente approvazione del  Decreto Legge 17 febbraio 2017, n. 13.
“Riteniamo che il decreto comprometta talune delle attuali garanzie processuali, con gravi conseguenze a danno dei cittadini stranieri e richiedenti la protezione internazionale – si legge nel documento – Le norme in esso contenute determinano effetti quali la contrazione del contraddittorio, la limitazione allo svolgimento di un'adeguata attività probatoria, la totale abolizione della facoltà di impugnazione di merito”.
 
Come si spiega nelle osservazioni scritte, il Decreto n. 13 del 2017 introduce il rito camerale come “strumento per l’accelerazione dei procedimenti giudiziari” in materia di protezione internazionale, in tal modo facendo scattare un cortocircuito costituzionale ed europeo,  interno alla formulazione degli artt. 2, 3, 24 e 111 Cost. e dell’art. 6 della CEDU: “il perseguimento dell’obiettivo della ragionevole durata tradisce infatti i canoni costituzionali del giusto processo e del contradditorio e viola il principio della pubblicità del giudizio fissato dalla Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, con conseguente grave lesione dei diritti del richiedente asilo”.
 
Insomma, parliamo di diritto d’asilo, di quel diritto proprio di chi fugge da guerre, persecuzioni e situazioni al limite dell’umano. E tante sono le notizie che veicolano ogni giorno sui media.
 
Come spiegano dal Comitato degli avvocati immigrazionisti “il procedimento ex art. 737 cpc, caratterizzato dall'assoluta discrezionalità del giudice nella determinazione delle sue modalità di svolgimento e da un’istruttoria solo eventuale, lede inevitabilmente la posizione processuale del richiedente asilo, diniegato, che vede menomate le proprie garanzie processuali. Il giudizio relativo alla protezione internazionale, nel nuovo D.L., appare più un giudizio volto all’annullamento della decisione della Commissione territoriale piuttosto che  all’accertamento di un diritto soggettivo”. 

In base ai contenuti del Decreto che viene contestato, appare limitata anche la comparizione delle parti, dato che è previsto che al posto dell'audizione del ricorrente vi sarà la possibilità per il giudice di visionare la videoregistrazione dell'audizione del richiedente asilo avvenuta dinnanzi la Commissione territoriale preposta. “Tale sistema di accertamento implica un dispendio in termini di tempo e di  risorse economiche (basti pensare agli interpreti, videoregistrazioni, adeguamento informatico degli uffici, trasmissione dati sensibili e riservati), che si muovono in evidente stridore con i principi di accelerazione e semplificazione della procedura”. Non solo. E’ previsto che  lo straniero trattenuto non venga più portato in udienza per la convalida, ma sia sentito in collegamento audiovisivo. “E' questa  una misura che nel processo penale è prevista solo per i detenuti in regime di massima sicurezza” riflettono gli avvocati.

Ma la maggiore contestazione è quella che riguarda un altro punto del decreto Minniti-Orlando: l'eliminazione del grado di appello, mantenendo la possibilità di adire, in luogo del giudice di secondo grado, la Cassazione, “con immaginabile esponenziale aumento del carico di impugnazioni su questa Corte” affermano dal Comitato.

Una determinazione, insomma, che appare agli operatori evidentemente “contraria al rispetto delle garanzie previste dal nostro ordinamento, dove si prevede la possibilità di ricorrere in secondo grado anche per la presunta violazione di diritti patrimoniali, o extrapatrimoniali di scarso valore (es. violazione del divieto di sosta) e giunge ad escluderla nel riconoscimento di un diritto umano fondamentale come è il riconoscimento della protezione internazionale”.

In soldoni, si tratta di tutela dei diritti fondamentali della persona e la contestazione degli avvocati immigrazionisti leccesi abbraccia anche un altro punto: le ultime determinazioni politiche del Governo in materia di immigrazione, quale il memorandum d’intesa sui migranti firmato il 2 febbraio dall’Italia e dalla Libia, “in quanto non rispetta l’articolo 80 della Costituzione italiana, che prescrive la ratifica da parte del Parlamento dei trattati internazionali che sono di natura politica e che implicano oneri finanziari da parte dello Stato. Inoltre l’accordo viola la Convenzione europea sui diritti dell’uomo, derogando agli obblighi che comportano  il divieto di trattamenti disumani e degradanti, e il divieto d’inviare i migranti in stati dove subirebbero trattamenti inumani e degradanti (articolo 3 della convenzione)”.

L’auspicio è quello che il Governo apra un canale umanitario per il diritto d’asilo, al fine di creare percorsi autorizzati e sicuri di ingresso per chi fugge dalle persecuzioni. Anche perché sono sempre rischiose le crepe che si aprono nelle maglie dell’illegalità.



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