In Radiologia ‘spariscono’ le porte, pazienti e accompagnatori soffrono il freddo: “sembra il Colosseo”

Nel reparto di radiologia dell’Ospedale “Vito Fazzi” di Lecce sono state rimosse porte di sicurezza. Un disagio non di poco conto per pazienti e accompagnatori

«Pensavo di andare al “Vito Fazzi”, ma ho visitato il Colosseo». Inizia con queste parole la lettera amara di una leccese che ha deciso di prendere carta e penna per raccontare alla nostra redazione quello che ha vissuto nel corridoio di Radiologia. Uno “sfogo” carico di rabbia e delusione, nato dopo aver accompagnato in Ospedale un familiare per alcuni accertamenti.

Può capitare, purtroppo, di doversi sottoporre ad esami di laboratorio o indagini diagnostiche, di dover effettuare una Tac o una risonanza magnetica o semplicemente di dover raggiungere il nosocomio per non lasciare solo un familiare o un amico, in ansia per una visita da effettuare. Quello che non dovrebbe capitare è condividere l’attesa con il gelo.

«Mi sono imbattuta in una situazione indescrivibile – scrive – freddo, vento e correnti d’aria lungo il corridoio della Radiologia. A “soffrire” non sono solo i visitatori, ma anche i pazienti in attesa che cercano in qualche modo di coprirsi, ma senza grande successo».

Un episodio in particolare ha ‘scosso’ la donna al punto da spingerla a raccontare l’accaduto. «Ho visto passare una barella proveniente dalla Rianimazione che trasportava un paziente intubato ed assistito da equipe completa di medico ed infermieri, intirizziti dal freddo, che cercavano di fare in fretta per ridurre i tempi del trasferimento dal reparto, perché qui fa un freddo “cane”» scrive.

La preoccupazione non è così infondata. Non si può lasciare una persona che ha una condizione di salute ‘delicata’ in balìa delle intemperie perché anche un impercettibile alito di vento potrebbe complicare il suo quadro clinico.

Cosa ha causato quest’inconveniente non di poco conto lo spiega poco dopo. «Volete sapere la causa della temperatura glaciale in questo luogo che dovrebbe garantire almeno il “sollievo della sofferenza”?». La totale assenza delle porte tagliafuoco, quelle di sicurezza in grado di isolare le fiamme in caso di incendio. Pare che quelle vecchie “pericolose e inservibili” siano state smontate da alcune settimane e mai sostituite.

Da qui, il ‘paragone’ con il Colosseo, simbolo della capitale. «Se da una finestra possono entrare spifferi, figuriamoci dai buchi lasciati sulle pareti».

Lamentandosi con i presenti, la donna è venuta a sapere che scene come quella a cui ha assistito sono quotidiane. «Si tratta – scrive – di un corridoio affollato, specie durante le ore di punta della mattinata, per la presenza dei numerosi utenti ambulatoriali esterni attraverso cui cercano di farsi spazio le sedie a rotelle e le barelle dei pazienti ricoverati nei vari reparti che sono tanti…in questo ospedale!».



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