
Sono passati otto anni dall’incidente sulla tratta Andria-Corato. Un disastro ferroviario in cui persero la vita 23 persone, colpevoli soltanto di essere salite sui treni che si scontrati in aperta campagna, a pochi passi da una vecchia casa cantoniera. Correvano l’uno incontro all’altro, senza saperlo. Impossibile dimenticare le immagini della tragedia, quei convogli che, visti dall’alto, sembravano due modellini Lego in pezzi. E i video delle ricerche disperate, quando il silenzio necessario per trovare i feriti, per ascoltare un lamento o una voce, era interrotto solo dalle cicale, testimoni di un dramma consumato in un afoso giorno d’estate.
Le vittime
Era 12 Luglio 2016. Qualcosa nel sistema di comunicazione andò storto e l’impatto fu devastante. Delle prime carrozze restò ben poco, se non un ammasso di lamiere accartocciate, vetri infranti, pezzi volati via sulla terra rossa delle campagne come la vita di 23 persone. I macchinisti Pasquale Abbasciano, ad un passo dalla pensione e Luciano Caterino che guidava il convoglio giallo, quello proveniente da Bari.
L’agricoltore Giuseppe Acquaviva rimasto ucciso dalle lamiere mentre lavorava nei campi. Stava tagliando alcuni rami degli ulivi nel suo terreno, quando è stato travolto in pieno dai pezzi di lamiera, ferro e vetri esplosi nell’abbraccio mortale. Il 51enne è l’unica vittima del disastro ferroviario che non è stata recuperata tra i rottami dei convogli.
I passeggeri Serafina Acquaviva, Maria Aloysi, che aveva preso il treno all’ultimo minuto, Alessandra Bianchino, Rossella Bruni, Pasqua Carnimeo, Enrico Castellano, Michele Corsini, Albino De Nicolo, Salvatore Di Costanzo, Giulia Favale, Nicola Gaeta, Jolanda Inchingolo, riconosciuta grazie all’anello di fidanzamento. E ancora Benedetta Merra, Donata Pepe, Maurizio Pisani, Giovanni Porro, Fulvio Schinzari, Francesco Tedone, Gabriele Zingaro e Antonio Summo. Aveva mal di pancia e suo padre gli aveva consigliato di non andare ad Andria, ma lui non ha sentito ragioni: è andato a scuola perché voleva recuperare due debiti formativi. Se n’è andato a 15 anni perché la lezione sarebbe finita fatalmente prima.
Corpi recuperati dai soccorritori che hanno scavato senza sosta, a mani nude, tra le lamiere, senza mai smettere di sperare.
Nomi e storie di chi è andato incontro alla morte senza saperlo. Un contadino che si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Una futura sposa che si stava preparando al giorno più bello della sua vita. E lo studente che stava tornando a casa, a Ruvo di Puglia, pronto a godersi l’estate dopo aver sostenuto gli esami per superare due debiti.
Più di 50 passeggeri riportarono ferite più o meno gravi. Impossibile dimenticare il piccolo Samuele, il bambino salvato dalla nonna, morta nell’incidente, ed estratto dalle macerie dai vigili del fuoco che gli hanno vedere un cartone animato sul telefonino per distrarlo durante le operazioni.
Qualcosa in quel maledetto martedì di luglio non ha funzionato: uno dei due treni non doveva trovarsi su quella tratta che dal 2013 – quando è stato creato il collegamento con l’aeroporto di Bari-Palese – ha visto aumentare enormemente i volumi di traffico. Quel binario unico regolato con il blocco telefonico (la chiamata tra stazioni) quel pezzo di rotaia che corre tra gli ulivi simbolo di questa terra, è diventato teatro di una tragedia inspiegabile che ha ferito nel cuore la Puglia.