‘Dove sono gli ulivi malati?’ I turisti sorpresi da un Salento ancora in salute

La vicenda della xylella ha modificato la percezione che i turisti avevano del Salento. In gita, insieme ad una comitiva di Vicenza sul nostro territorio, ci siamo stupiti della loro sorpresa: ‘Allora non è vero che c’è un deserto e tutti gli ulivi sono stati tagliati’

Non sorprende neanche più. È ormai diventata una consuetudine, infatti, trovare sui Tg e giornali nazionali e, addirittura, internazionali qualche approfondimento sul caso della Xylella fastidiosa. Chi più, chi meno ha provato ad indagare, a capire se la morte di centinaia, migliaia di alberi secolari sia davvero provocata dal patogeno da quarantena, trasportato di pianta in pianta dalla cicala sputacchina.
 
L’attenzione mediatica che il batterio killer ha conquistato è stata senza dubbio utile ad accendere i riflettori sul dramma vissuto dai tanti olivicoltori che hanno dovuto far i conti con il Co.di.ro, un dramma, inutile negarlo, per molto tempo sottovalutato. Certo è che, come in ogni cosa, c’è sempre un risvolto nascosto, un’altra faccia della medaglia che non può non essere considerata. In questo caso, senza nulla togliere a quei contadini che hanno perso tutto e meritano di essere aiutati ad essere minacciata, come più volte sottolineato da Leccenews24, è l’immagine di una terra che ha fatto dell’agricoltura non solo una punta di diamante dell’economia, addirittura trainante in un periodo di crisi, ma anche un valore aggiunto, un’opportunità in più da inserire nel pacchetto dell’offerta turistica, che non è più o non è solo un insieme di mete e itinerari da visitare passivamente.
 
Il Salento si è presentato al mondo intero mettendo in bella mostra la sua identità, un’identità che ha puntato alla valorizzazione di quanto c’è di bello in questo lembo di terra chiuso tra l’Adriatico e lo Ionio. Gli ulivi secolari dalle contorte forme, le spiagge e le scogliere, il mare cristallino, i borghi, i quartieri e le piazze, tutto ciò che ci ha lasciato chi ci ha preceduto e tutto ciò che lasceremo a chi ci seguirà, l’immensità del cielo, le magiche atmosfere, un passato sempre presente come un’impronta indelebile, la gente capace di forgiare meraviglie, di rendere indelebile un ricordo, di donare l’anima in modo gratuito, di esorcizzare il proprio disagio con la superstizione, con la magia, con l’ironia sono stati sempre i motivi che hanno indotto gli ‘stranieri’ a scoprire questa terra, scrigno di civiltà, storia e tradizioni, e al piacere di raccontarla.
 
Già i turisti. Con la stagione estiva ormai alle porte ci si è interrogati spesso su quanto il fenomeno Xylella potesse incidere sulla scelta di trascorrere unavacanza nel Salento. Fortunatamente sono tanti i viaggiatori che non si sono lasciati scoraggiare dalle immagini trasmesse, dai fiumi di parole spesi per raccontare che qui gli alberi muoiono. Basta fare una passeggiata nelle principali città della Provincia per capire che la voglia di scoprire questa terra è stata più forte del batterio invisibile.
 
Così abbiamo deciso di incontrare una comitiva di una decina di persone, tutte di Vicenza e dintorni, che ha deciso testualmente di “visitare il Salento nel suo periodo più bello”, quando è possibile ammirare paesaggi e monumenti senza la ressa tipica del periodo estivo dove ogni borgo, ogni spiaggia, ogni piazza da Nord a Sud viene letteralmente presa d’assalto. Facciamo un giro con loro al dolmen di Minervino, poi li accompagniamo ai massi della Vecchia a Giuggianello e ci stupiamo nel vedere sui loro volti la meraviglia.
 
«Dove sta la Xylella di cui abbiamo sentito parlare ininterrottamente in questi mesi?» ci chiedono e nello momento in cui terminano la domanda ci rendiamo conto della cattiva immagine che è stata data del nostro territorio sui media nazionali. È sembrato, infatti, che la Provincia di Lecce si fosse trasformata in un autentico deserto e che ad essere intaccati dal batterio killer fossero tutti ma proprio tutti gli ulivi e che fosse sparito così quel paesaggio tipico delle campagne in cui alberi, spesso  centenari, fanno bella mostra di sé.
 
Perché non si aspettavano certo di vedere chiome argentee, tronchi maestosi, distese verdi, ma ben altra fotografia, quella creata nella mente di chi ascolta parole come emergenza, allarmismo, dramma, preoccupazione. Non che si possa negare l’esistenza di zone letteralmente prese d’assalto dal patogeno da quarantena. Non che si voglia negare che le piante siano effettivamente morte. Ma quando si ha a che fare con i processi mediatici nell’era della comunicazione si corre il rischio di fare di tutta l’erba un fascio e di amplificare dettagli che diventano poi solide basi per costruire teoremi anche fantasiosi.
 
Ergo lanciamo il messaggio che ci sono olivicoltori in difficoltà che hanno dovuto perdere tutto, ma sottolineiamo anche che ci sono zone in cui tutto è rimasto come prima, più di prima, meglio di prima. Ci sono alberi malati e alberi sani, sanissimi che ancora lasciano ammutoliti come nel caso dei turisti di Vicenza.
 
«Lo diremo quando torneremo a casa che il Salento è ancora bello, che è  lo spettacolo visibile in certe zone come nel gallipolino fa stringere il cuore, ma quello visto in altri luoghi lo riempie».
 
In fondo, lo aveva detto anche è lo stesso Commissario Straordinario, il Comandante regionale del Corpo Forestale dello Stato, Giuseppe Silletti «Possiamo dire a quanti, fra turisti e giornalisti, sono preoccupati per le conseguenze negative della lotta alla xylella che ha colpito gli ulivi in alcune zone del Salento che aria, terreni e lo stesso olio di oliva pugliese sono ottimi e non ci sono conseguenze alcune per l’ambiente».



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