Passerà questa domenica, così domani mattina potrò andare nella piazza della Chiesa di San Lorenzo e vedere se Angelo e sua moglie son tornati dall’alta Italia, dove ogni anno vanno per lavorare da ottobre a sino al mese di marzo. Di loro, con questo stramaledetto virus, non ho saputo più nulla, ma ora potrò verificare di persona. E’ l’amico di ogni domenica.
Aspettando Franca, occupo una delle panchine della piazzetta, sempre quella vicina al suo portoncino, tanto so che dopo due minuti che mi sarò seduto apparirà, ma se non dovesse venire, in alternativa, mi metto a fare le parole incrociate.
Di Angelo vi ho già detto che ci conosciamo sin dagli anni ’60, quando noi avevamo il negozio di tessuti a Lecce e lui era uno dei commessi della Drogheria Mele. Ora Angelo è un mio suggeritore, diversi i fatti da me scritti li devo a lui.
Vi racconto di quella volta che eravamo lì a parlare, quando è spuntato uno in bicicletta, che per poco non ci veniva addosso, un giovane magro come un chiodo, alto, barbuto, che indossava un gilet giallo, tipo protezione civile.
– Malledettu, lu Ntunucciu, ete uno che non vede bene, comu a mie.
– E lo fanno circolare?
– Prima tenia la motu, almenu cu la bici nu ccide nisciunu, magari se ccide de sulu. Ehi, Ntunucciu, ce sta spetti?
Si avvicinò, salutò. – Mo apre lu bar, ni sistemu li tavoli fuori.
Angelo: – La cassetta la tieni sempre? Accendila, fai sentire a Donnedo
Armeggiò sotto al gilet e partì una sorta di suono che, chiaramente, era quello di un sonoro peto, e subito dopo una musica infernale. Meno male che arrivarono quelli del bar, così spense l’aggeggio e s’allontanò.
– E’ forte, l’altro giorno mi ha venduto na bicicletta, ne voleva dieci euro, ma gliene ho dati otto. Poi gli ho chiesto: non è che incontro il padrone e me denuncia per furto?
– No, l’ho comprata da mesciu Nzinu, tutto regolare.
– Però sono andato da mesciu Nzinu e gli ho chiesto della bici. E lui mi ha assicurato che gliela aveva venduta, per 20 euro, ma che ancora doveva pagarla.
-Può aspettare, tanto …. Eppure mo che gli hanno dato il reddito di cittadinanza, 1200 euro al mese, potrebbe pagarla, ma i soldi non li vede perché se li prende il padre e, con la scusa di conservarli, se li gioca tutti alle lotterie e slot. Che tipi, lu figghiu e lu sire, unici. Ogni tanto il padre viene e vuole giocare a scopa con me, un euro a partita, una bevuta, ma pago sempre io, pure quando perde. Proprio ieri, dopo che gli ho fatto l’ultima scopa, e avevo vinto, mi dice: Se io non prendevo quella carta e non ti davo l’altra, ma questa, la combinazione diventava diversa, e io vincevo la partita. La bonanima de matrima diceva sempre: ogni tanto bisogna lasciare.
-E io sai cosa gli risposto Donnedo?
-No, dimmi.
-Se quandu mammata era incinta invece cu te fazza nascere, per combinazione, abortiva, non c’eri e faceva tanto bene -all’umanità.
La messa era finita e, mentre stavo per salutarlo, arrivò un amico che gli disse: Angelo, statte sicuru ca te chiama Don Francesco, la voce tua se sentia de intru alla chiesia, praticamente hai dittu missa tie.
– Sine, l’aspettu, buona domenica Donnedo, salutame la signora Franca.