Emergenza ulivi e Xylella fastidiosa: le associazioni scendono in campo

Le Associazioni ‘Forum Ambiente e Salute’, ‘Coordinamento Civico’ e ‘Spazi Popolari’ scrivono una lettera urgente agli alti vertici istituzionali riguardo all’emergenza ulivi e i danni provocati dal disseccamento.

Le associazioni: "Si operi nel verso della cura di tutte le piante d’olivo in tutte le aree colpite, e senza distinzioni nel verso del potenziamento della biodiversità come forza riequilibratrice dell’ecosistema rurale naturale".

La sintomatologia che si sta manifestando su alcuni ulivi salentini, provocandone il disseccamento delle cime, implica l’avvio di un’indagine seria e multisettoriale. Questa analisi dovrebbe approfondire gli aspetti fitopatologici, ambientali, climatici, di anamnesi storica; ma anche quelli legati alle pratiche colturali incentrate sull’uso della chimica industriale, intollerabile soprattutto in un territorio carsico come quello salentino, la cui acqua potabile proviene dal sottosuolo. L'auspicio è che si possa giungere ad un serio quadro eziologico ad oggi mancante. A chiederlo con forza, tramite una lettera inviata alle autorità competenti, sono le associazioni Forum Ambiente e SaluteCoordinamento Civico e Spazi Popolari. Vengono interpellati tutti gli alti vertici del settore, tanto regionali quanto italiani ed europei, gridando contemporaneamente "stop" a ciò che si definisce una "Shoah speculativa degli ulivi" o anche "Olocausto chimico del Salento e dei salentini" ed infine "Mal affaire Xylella". L'obiettivo da raggiungere consiste nell'avvio delle operazioni curative di tutte le piante d'ulivo nelle aree colpite, per la stragrande maggioranza ben vive ed in ripresa, virando altresì verso il potenziamento della biodiversità e, dunque, della forza riequilibratrice dell’ecosistema rurale naturale.

Urge promuovere nei fatti – scrivono le tre realtà associative – una concezione di agri-cultura alternativa a quelle chimicizzata. La delibera della Regione Puglia (n. 32023 del 29.10.2013) affronta il problema, richiamandosi alle normative europee e nazionali, e recependo quanto elaborato da alcuni istituti scientifici pugliesi circa i presunti agenti responsabili del disseccamento. Tuttavia, sembrano esserci delle incongruenze rispetto ad una necessaria strategia articolata e sinergica del problema, che andrebbero chiarite, superate e integrate con ulteriori disposizioni ed interventi volti alla piena salvezza e tutela dell’ecosistema naturale-rurale dell’oliveto. Non si comprenderebbe – si legge dalle osservazioni espresse nella lettera – se la presenza del microbo della specie Xylella fastidiosa sia stata effettivamente accertata negli ulivi con segni di disseccamento. "Assurdo che si voglia fare scattare un rigido e marziale “regime di quarantena” militaresco – c'è scritto – applicato, per bocca dei tecnici, nel verso della eradicazione, non del batterio, come invita la normativa comunitaria, ma nel verso immorale, invece, dell’eradicazione degli alberi". La normativa comunitaria, di fatto, lascia agli stati membri la facoltà di intervenire anche solo nel verso del contenimento del batterio, qualora non fosse attuabile una sua totale eradicazione; ma ciò che lamenta questa rete congiunta di azioni risiede nella scelta delle autorità pugliesi, che invece starebbero pensando di applicare questa stessa eradicazione nella forma più estremizzata, ovvero attraverso l'estirpazione delle piante ospiti anche se ancora vive e potenzialmente in via di pieno risanamento.

Quarantena che si vorrebbe fare scattare per il ritrovamento di un batterio la cui specie è stata classificata tra i batteri da Quarantena, sebbene – come dichiarato dai medesimi tecnici – il batterio individuato appartenga ad una sottospecie diversa da quella famigerata e patogena, seppur non attacchi nulla nel Salento. E’ dunque il momento di sospenderne l'applicazione e rivederne d’urgenza la normativa europea, escludendo la quarantena per batteri di ceppi asintomatici e, dunque, non patogeni, come sarebbe per la Xylella salentina!". Lo dicono gli stessi tecnici che l’avrebbero trovata nel Salento e che aggiungono: “Si dà il caso che le indicazioni molecolari acquisite a Bari forniscano buoni motivi per ritenere che il ceppo salentino di X. fastidiosa appartenga ad una sottospecie (o genotipo)che non infetta né la vite né gli agrumi, e che esperienze statunitensi (California) indicano come dotato di scarsa patogenicità per l’olivo.” (link:http://www.georgofili.info/detail.aspx?id=1510). Dagli studi effettuati i parassiti riscontrati nelle piante con rami rinsecchiti sarebbero funghi tacheomicotici del genere Phaeoacremonium, la cui specie più rappresentata è P. parasiticum collegati alla presenza di gallerie del rodilegno giallo (Zeuzera pyrina). Il microorganismo Xylella sarebbe stato riscontrato sugli ulivi, si legge nello studio, come su foglie colpite di vicini mandorli e oleandri.

Alla luce di tutto ciò risulta alquanto preoccupante che invece altri dei tecnici ribadiscano che "La Xylella fastidiosa è comunque un microrganismo da quarantena la cui presenza, indipendentemente dal grado di patogenicità per l’una o l’altra coltura, rende automatica ed inevitabile l’adozione di misure urgenti di contenimento e/o eradicazione, come sancito dalla direttiva Comunitaria 2000/29". Insomma, le tre Associazioni, davanti a tali paradossi del pensiero, vogliono vederci meglio. Senza chiarire la sintomatologia degli ulivi, senza una diagnosi precisa – si sottolinea sempre nella lettera – il rischio è procedere nel verso dell’applicazione dell’ “olocausto” da quarantena. Mentre sarebbe meglio, davanti a questa prospettiva, di rivedere la norma comunitaria o comunque applicarla nella sua maniera più saggia. Tra gli interventi previsti, non si prendono in considerazione eventuali strategie di lotta biologica, che, detto dai medesimi tecnici, si potrebbero applicare efficacemente. Invece si vuole limitare la propagazione del batterio tramite gli insetti vettori, la guerra chimica–insetticida; ergo, erbicidi-diserbanti chimico-industriali anziché delle utilissime erbe spontanee. L’unico saggio intervento consigliato è quello delle potature  da effettuare con massima competenza agronomica per una rapida ripresa degli alberi acciaccati;solo  in tal modo potranno intravedersi effetti positivi. Peraltro, le potature trovano una legittimazione anche in quanto asserito pubblicamente daitecnici: la Xylella si propagherebbe all’interno della pianta con una velocità media di ca. 20 cm al mese, partendo generalmente dalle fronde terminali. Quindi potrebbe risultare un intervento fondamentale per bloccare la propagazione del batterio all’intera pianta, sempre se fosse confermato.

"Va subito deliberato – prosegue la nota – il mantenimento dell’attuale destinazione urbanistica e dei vincoli connessi per le zone coinvolte dal fenomeno del disseccamento, nonché l’obbligo del successivo reimpianto di medesime cultivar, nel caso, eccezionale, di morte totale della pianta, radice inclusa e non ripollonante (verificabile non prima almeno di alcuni anni di apparente e complessivo disseccamento). Laddove ripolloni, si deve procedere all’innesto delle nostre cultivar storiche". "La Regione non può limitarsi alla recezione passiva di quanto imposto dalla normativa europea-statale, nell’eventualità della presenza acclarata di Xylella f". La via maestra, quindi, viene chiaramente indicata a gran voce: immediata saggia potatura degli ulivi con taglio delle cime secche e loro bruciatura o compostaggio in loco; interventi di lotta biologica miratapotenziamento della biodiversità erbosa, delle macchie ripariali lungo i canali e margini dei campi con rimboschimenti con piante autoctone, presenze già iper-tutelate, come corridoi ecologici che assicurano l’habitat degli insettivori da favorire secondo i principi della lotta biologica.



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