La delusione di chi sperava che il caldo uccidesse i virus

L’estate è da sempre il tempo ideale per la diffusione di migliaia di virus. Perché mai SARS COV2 doveva fare eccezione? Fortunatamente l’adattamento del nuovo coronavirus all’Uomo ha ridotto enormemente il profilo clinico della malattia

Alla terza estate SARS COV2 ha impartito una lezione che gli scienziati conoscono da tempo, facendo strame di quelle numerose sacche di ignoranza che propugnavano la teoria sballata dell’incompatibilità tra covid-19 e temperature estive.
Niente di più sbagliato. In verità è risaputo che durante la bella stagione i virus non solo circolano ma addirittura prolificano, basta guardare a tutta la gamma di quelli gastrointestinali che specie d’estate festeggiano con trasmissioni in grande stile.
A questa evidenza va aggiunto un dato scientifico riconosciuto da tempo, per eliminare patogeni e virus fra i più resistenti occorrono temperature superiori ai 120 gradi, non certo i 40 gradi di questi giorni, terribili per molti di noi, ma certamente non per il nuovo coronavirus.
Inoltre il virus della covid si è adattato a convivere perfettamente e a lungo con gli esseri umani, quindi non solo non va via l’estate, ma non andrà via mai. Il suo destino è intimamente legato a quello degli uomini di tutto il pianeta.
Ma è la conclusione che merita più attenzione, con questa domanda: da dove arrivano questi virus tremendi, dove si sviluppano?
Ebbene i cosiddetti salti di specie si realizzano quasi sempre in zone tropicali. L’Africa e l’Asia sono i luoghi da cui sono partite le infezioni che hanno portato all’AIDS e alla pandemia da covid, da lì provengono tutti i misteriosi arbovirus che negli ultimi anni hanno pesantemente colpito territori lontani come l’Italia.
E se in quei luoghi caldi per eccellenza, dove è sempre estate, il virus nasce e cresce, perché mai sulle nostre sponde dovrebbe venir meno?