A Taranto ci troviamo di fronte ad una situazione singolare e straordinaria, ma trattandosi del polo siderurgico più importante d’Europa, non dovrebbe sorprendere.
Le politiche economiche, necessarie a correggere problemi di economia politica, dovrebbero essere strutturate in funzione dell’analisi della situazione contingente. Fare riferimento a questa o quella scuola economica, in maniera rigida, potrebbe essere limitante e potrebbe portare a definire una strategia ed un discendente piano operativo, utile ad ottenere obiettivi parziali.
L’ex Ilva genera effetti sia sull’industria siderurgica strategica nazionale sia sulle condizioni ambientali ed occupazionali dell’area salentina. Una simile situazione non potrà essere lasciata in balìa esclusivamente dell’industria privata, che ha come legittimo obiettivo economico la massimizzazione del profitto. Trattandosi di “pubblico interesse”, l’intervento pubblico appare indispensabile.
Entriamo nel merito. Attualmente, i tecnici esperti all’uopo incaricati hanno definito due piani. Un piano relativo alla produzione siderurgica ed un piano relativo alla bonifica ambientale.
Un buon approccio strategico potrebbe essere quello di assegnare una priorità “socio-economica” alle tre esigenze (ambiente, produzione ed occupazione) e, successivamente, perseguire la migliore soluzione possibile. A tal fine, si potrebbe ipotizzare, per un verso di lasciare il compito di realizzare il piano produttivo ad una società privata; dall’altro, creare un organismo pubblico (commissari) che sovraintenda la corretta esecuzione del piano di bonifica ambientale, da assegnare ad un soggetto privato o pubblico/privato.
Con una simile ipotesi, sarebbe indispensabile, sovraordinare alle due organizzazioni che eseguiranno i piani, un organismo “a controllo pubblico”, dotato dei poteri necessari per coordinare e controllare la realizzazione di entrambi i piani e che subordini gli aspetti produttivi a quelli ambientali.
Se si attribuissero correttamente poteri, compiti e risorse ai tre attori citati, si riuscirebbe a garantire un livello ambientale accettabile (aspetto assolutamente trascurato negli ultimi decenni!) ed un livello di produzione degno di uno stabilimento di prim’ordine. I posti di lavoro sarebbero garantiti dall’esecuzione dei due piani operativi.
Come finanziare i due piani? Il piano di produzione rientrerebbe nelle incombenze dell’industria privata, che continuerebbe a massimizzare il profitto, per poter rimanere sui mercati mondiali. Il piano ambientale, per contro, avendo assunto una dimensione pubblica oramai assolutamente straordinaria e non più trascurabile, dovrebbe essere finanziato dal pubblico.
Pubblico, inteso non solo come risorse nazionali, ma anche e soprattutto risorse assegnate in maniera straordinaria dall’Unione Europea. L’Europa, al servizio dei cittadini.