«Expo 2015 può essere al tempo stesso la prima di una lunga serie o l’ultima e definitiva occasione per promuovere il Made in Italy nel mondo, non soltanto in quei Paesi che come il nostro avvertono il morso della crisi e fanno fatica a riprendersi, ma anche verso quelle realtà che si sono appena affacciate sul giardino a vista dello sviluppo economico e corrono alla velocità di una locomotiva dietro la quale è difficile inseguire».
Non manca poi tanto all’1 maggio, giorno in cui, a Milano, si inaugurerà Expo 2015 il grande evento che avrà come tema “Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita” e che, con questo slogan vuole includere tutto ciò che riguarda l'alimentazione, dal problema della mancanza di cibo per alcune zone del mondo a quello dell'educazione alimentare, fino alle tematiche legate agli Ogm e con queste parole, Fabio Ingrosso, Presidente di Copagri, commenta la grande manifestazione che si svolgerà nel comune meneghino indicandola come grande occasione per promuovere il Made in Italy.
«Tutto dipende – prosegue Ingrosso – da come saremo in grado di approcciarci a Expo2015. Tutto dipende dai risultati che riusciremo a spuntare alla luce del carico di aspettative che si stanno riversando sull’evento, cercando di svincolarci dal masochismo – quello sì, tipico italiano – che riesce a far sembrare brutte e a problematizzare inutilmente anche le azioni più interessanti a cui siamo chiamati a dare vita.
Per essere più concreti: il fenomeno dell’ “italian sounding”, cioè di cose che "suonano italiano" genera un business mondiale di circa 70 miliardi di euro l’anno, business dal quale non possiamo risultare assenti più o meno ingiustificati. Se le cose che suonano italiano funzionano, vuol dire allora che l’orchestra del made in Italy esercita ancora un appeal prorompente. Ma in quella orchestra “suonano” tanti strumenti pugliesi e salentini, e senza la loro presenza il made in Italy suonerebbe peggio. Ecco perché a Expo 2015 bisogna esserci e bisogna esserci da protagonisti.
Al solito ci sono due approcci: o lamentarsi dei ritardi della politica (che comunque sono indiscutibili) o darsi da fare, rimboccarsi le maniche e provare a creare reti di coinvolgimento delle imprese a quello che sarà l’appuntamento degli appuntamenti, non una fiera qualsiasi, ma la vetrina delle vetrine».
Da qui l’annuncio di puntare alla produzione alimentare di qualità con l’obiettivo da parte di Copagri di favorire lo sviluppo del food italiano: «Copagri ha deciso di percorrere questa seconda strada, certamente più difficile, certamente più silenziosa, ma sicuramente più proficua e redditizia: noi puntiamo per davvero alla promozione della qualità alimentare, puntiamo per davvero alla qualità di filiera, puntiamo per davvero alla lotta alla contraffazione (il cibo Made in Italy è forse la cosa più imitata e contraffatta al mondo, con tutte le conseguenza anche economiche che ne derivano).
Per questo motivo Copagri, con il proprio spazio in Expo, si prefigge lo scopo di favorire lo sviluppo delle aziende del food italiano e la diffusione dei prodotti dell’autentico made in Italy; vogliamo raccontare il territorio e i suoi prodotti, far conoscere chi con grande sacrificio produce».
In occasione di Expo 2015, inoltre la creazione di un brand che avrà lo scopo di presentare il prodotto alimentare italiano: «Il brand che lanceremo sarà il marchio del territorio sul quale operano le aziende con cui andremo a presentare il vero cibo italiano in tutto il mondo. Vogliamo trasmettere un’esperienza autentica, la passione che è nei nostri prodotti e nel loro utilizzo».
Non solo Expo 2015, però, perche, secondo Ingrosso bisognerà guardare ai periodi successivi: «Il programma non si ferma ad Expo ma sarà il trampolino di lancio. Racconteremo le nostre realtà e i nostri prodotti a milioni di visitatori e a migliaia di buyer internazionali. Da qui proseguiremo con un programma di aperture locali in tutto il mondo (il primo aprirà proprio a Milano, prima di Expo).
Per questo stiamo dialogando, informando tutte le aziende e le amministrazioni sulla bontà del progetto per farne comprendere la validità che può avere per tutto il sistema agroalimentare e turistico non solo pugliese ma italiano in generale.
Le aziende lo hanno compreso e lo stanno condividendo, aderendo, scommettendo insieme a noi, come sempre in prima persona e senza aiuto alcuno. Per la politica ci vorrà un po’ più di tempo, ma noi non disperiamo».