Feste patronali e sagre sono ormai fuori dal tempo

Il rischio di avere una festa patronale a Lecce senza luminarie, scongiurato in zona Cesarini, impone una riflessione seria sull’attualità e l’appeal della festa di Sant’Oronzo, in un territorio da mille feste al giorno.

Le feste patronali nel Salento, a Lecce come nei cento comuni della sua provincia, al pari delle sagre, sono nate spontaneamente tanto tempo fa per mantenere e conservare le tradizioni culturali, siano esse religiose, gastronomiche e commerciali.

La festa del santo in città o in paese era l’unico momento dell’anno in cui tutta la comunità si riconosceva tale, in cui anziani e giovani si incontravano, in cui si condividevano spazi e momenti pubblici all’insegna di un afflato popolare che oggi non esiste più.

Erano anche delle occasioni importanti per l’economia del territorio. Durante la festa si potevano trovare prodotti tipici, caratteristici solo di quella festa e di quel periodo dell’anno, o si preparavano addirittura dei piatti che nessuno avrebbe mai realizzato “fuori tempo”.

La feste del santo patrono era la festa dei cittadini di quel luogo, di quel contesto urbano, una bandiera da sventolare sotto la quale riconoscersi. Era un appartenersi ed un appartenere a qualcosa di più grande della propria famiglia.

Così anche le sagre, autentiche sentinelle della tradizione, momenti speciali in cui far festa attorno all’identità di un territorio, magari per raccontarla, per rappresentarla.

Questo fino a vent’anni fa. Oggi no, non più.

Pensiamo solo alla festa di Sant’Oronzo negli anni ’80, quando tutti, grandi e piccini, la attendevano con trepidazione, quasi fosse davvero l’unico momento di festa in grande stile. C’era la banda, si mangiava all’aperto, si comprava la cupeta, si andava alle giostre. Il divertimento e lo svago erano assicurati. Si trattava di una festa mirabile, non ce ne erano altre, a parte il Natale e la Pasqua.

Erano occasioni per incontrare amici e parenti, per rivedersi, per riabbracciarsi. Per ripopolare la città dopo due mesi di vuoto, di silenzio, di ferie.

Oggi chi fra di noi può considerare la festa di Sant’Oronzo un evento in questo senso, quando mai si aspetta la festa patronale per rivivere la città, quando mai l’abbiamo lasciata? Che senso ha aspettare Sant’Oronzo per ascoltare la musica popolare in piazza? Ogni giorno abbiamo uno spettacolo, un concerto, un evento a Lecce e in provincia, non c’è più da sottolineare la specialità di un istante, non esiste più l’occasione, perché è un continuo di eventi speciali (diventati ormai ordinari) e non c’è soluzione di continuità per il divertimento e lo svago.

La città non ha nostalgia dei suoi concittadini, non li attende al raduno la festa patronale, perché ogni sera la movida leccese assomiglia al trambusto e al movimento della festa di Sant’Oronzo. Tanto che qualcuno arriva a dire “mamma quanta gente c’è a Lecce, sembra la festa di Sant’Oronzo”. Appunto. Una festa quotidiana non  ha bisogno di essere puntualizzata il 24, 25 e 26 agosto.

Diciamocela tutta, la aspettano solo i turisti, quelli che arrivano dal nord o dall’estero, che rimangono col naso all’in sù per luminarie e fuochi d’artificio. Ma i locali non sono più attratti come un tempo, c’è poco da fare. Qualcuno a seguito del rischio di non avere le parature luminose ha addirittura detto e fatto sapere che quei soldi sarebbe meglio darli ai poveri. Si dice così quando si tratta di sprechi, quando qualcuno ritiene l’impegno economico profuso per una manifestazione esagerato rispetto al suo valore.

Non sentiamo nessuno dire in giro che i soldi della Notte della Taranta sarebbe meglio darli ai poveri. Per la festa di Sant’Oronzo l’abbiamo sentito e letto sui giornali.

Quando un evento come questo viene fatto passare per uno spreco, significa che è tempo di meditare sulla sua necessità ed attualità.

Forse sarebbe lecito ed auspicabile mantenere solo la festa religiosa, con i riti liturgici e la devozione, ma i festeggiamenti civili ce li potremmo risparmiare. Potrebbe esserci di meglio in giro. Da qualche altra parte.



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