L’arte dei ferri e della maglia nella filastrocca in dialetto di Miriam Perrone

L’arte dei ferri, un modo per rilassarsi, scambiare due chiacchiere e realizzare quel corredo senza il quale proprio non ci si poteva presentare in società…

È la forza rievocativa di una foto in bianco e nero ad ispirare la poesia in dialetto salentino di Miriam Perrone. Al centro della scena Zia Maria e Zia Tetti, intente a sferruzzare dinanzi al caldo di un braciere che diffondeva un tepore in tutta la stanza. ‘Guardatemi’, disse. Fu un attimo, un gesto irriverente quasi, quello della nipote che le immortalò nella loro principale attività quotidiana.

L’arte dei ferri, un modo per rilassarsi, scambiare due chiacchiere e realizzare quel corredo senza il quale proprio non ci si poteva presentare in società…

La zia Maria e la zia Tetti,
sittate ‘nnanzi la braciera mi sta faciane li cuasetti.
Dra roscia era propriu beddra,
ti facia passare ogni dulore, puru quiddri ti la cuteddra.
Vardatime!‘ ni tissi, na fotu bu sta scattu
e mo dopo anni ca la sta vardu, n’autru ricordu allu core mi sta ‘ttaccu.

Traduzione
La zia Maria e la zia Tetti,
sedute, davanti al braciere, mentre mi stanno sferruzzando un paio di calze.
Il caldo di quella brace era proprio bello,
ti faceva passare ogni dolore, anche quello della cervicale.
‘Guardatemi’, dissi loro, ‘Vi sto scattando una fotografia’
e adesso che sono passati tanti anni, mi sto attaccando un altro ricordo al cuore.



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