La foca monaca torna in Salento, in passato ‘frequentava’ le grotte sommerse di Portoselvaggio

Il Comune di Nardò, poche settimane fa, ha proposto un progetto per il monitoraggio della foca monaca mediterranea all’interno del Parco Naturale Regionale di Portoselvaggio – Palude del Capitano

Ha sorpreso, non poco, la notizia della presenza di una foca monaca nel Salento. Un incontro casuale nello specchio d’acqua dell’Area Marina Protetta di Porto Cesareo che ha meravigliato il pescatore sportivo che si è imbattuto nell’esemplare e lo ha immortalato con il telefonino e  “entusiasmato” gli esperti per l’eccezionalità dello spettacolo regalato dal mammifero marino che nuotava tranquillo nel cuore della riserva. Si tratta di un avvistamento “speciale”, dopo mezzo secolo di assenza. Pochi sanno che si tratta di una specie protetta e in via di estinzione, di conseguenza rara da ammirare. Si contano circa 700 esemplari, concentrati nel Mediterraneo lungo le coste di Grecia e Turchia (dove ci sarebbero circa 350 esemplari), nell’oceano Atlantico (nell’arcipelago di Madeira-Isole Desertas) e nella penisola di Capo Blanco in Mauritania.

Un tempo non era così. Navigando per il Mediterraneo non era così inusuale imbattersi in un gruppo di foche monache che nuotavano oppure stavano sdraiate sugli scogli a prendere il sole. Omero parla di loro nell’Odissea, e vengono citate anche da altri autori antichi come Artistotele e Plinio il Vecchio. Quando l’uomo ha preso il “sopravvento” sono scomparse. Per questo un ‘monitoraggio’ di questi simpatici mammiferi dalla faccia tenera sarebbe importante, anche per cercare di protteggerle.

Un progetto per monitorare la foca monaca

Anche l’amministrazione comunale di Nardò ha accolto la notizia con piacere. L’avvistamento conferma la bontà della scelta di approfondire gli studi sul mammifero e di presentare una proposta progettuale nel Por Puglia 2014-2020 (Azione 6.5 – Procedura negoziale per la selezione di azioni di monitoraggio di Rete Natura 2000 su habitat e specie della Puglia), includendo l’azione di monitoraggio della foca monaca mediterranea all’interno del Parco Naturale Regionale di Portoselvaggio – Palude del Capitano. Oltre che a rafforzare le motivazioni che hanno portato il Comune di Nardò a richiedere l’istituzione dell’Oasi Blu nel tratto di mare che bagna il parco.

«È una notizia entusiasmante – ha commentato l’assessore all’Ambiente Mino Natalizio – per il contesto naturalistico del Salento e in particolare del tratto jonico della costa. Dimostra, peraltro, che siamo stati lungimiranti a prevedere un’azione di monitoraggio della foca monaca mediterranea all’interno del parco di Portoselvaggio. Si tratta di una specie di cui si contano nel mondo solo qualche centinaio di esemplari e averne avvistata una nel nostro mare ci riempie di orgoglio».

L’habitat della foca monaca

Va ricordato che dal 2012 un gruppo di esperti guidati da Luigi Bundone dell’Università Ca’ Foscari di Venezia conduce regolarmente campagne di studi lungo le coste del Salento sugli avvistamenti della foca monaca ed in particolare sulla disponibilità di habitat. Come noto, questo mammifero, uno degli animali più protetti al mondo, “ama” le coste rocciose, soprattutto quelle dove può trovare grotte per riposare e per riprodursi.

Gli studi stanno restituendo interessanti e inaspettati risultati lungo le coste della penisola salentina, dove le segnalazioni sono aumentate negli ultimi anni come dimostrano anche le foto e i video dei tanti fortunati che possono assistere allo spettacolo regalato dai mammiferi. La vicinanza del Salento alle colonie riproduttive della Grecia, infatti, rende il tratto di mare facilmente percorribile in pochi giorni.

In particolare, l’indagine conoscitiva dell’habitat potenziale per la foca monaca mediterranea (Monachus monachus) lungo le coste del Salento, condotta dal 2013 al 2015 da Luigi Bundone con la collaborazione di Raffaele Onorato (Apogon), Sergio Fai, Francesco Minonne, Giacomo Marzano, Cataldo Lichelli, Mario Congedo ed Emanuela Molinaroli, ha messo in evidenza la presenza nei tratti del Parco Naturale Regionale Otranto-Leuca e nel Parco Naturale Regionale di Portoselvaggio e Palude del Capitano di habitat costieri per la foca monaca.

Lungo la costa della provincia di Lecce, il parco di Portoselvaggio rappresenta infatti l’unico tratto jonico con costa rocciosa e grotte in grado di dare un riparo sicuro alla foca monaca durante i suoi spostamenti.

La più antica evidenza di presenza della specie lungo le coste del Salento è rappresentata dai resti di foca cacciati in epoca Paleolitica e ritrovati nella Grotta Romanelli. Le popolazioni di foca monaca mediterranea erano in antichità distribuite lungo le coste del Mediterraneo, del Mar Nero e in atlantico dalla Spagna al Gambia, inclusi gli arcipelaghi delle Azzorre, Madeira, Canarie e Capo Verde. Attraverso i secoli la presenza della specie è stata fortemente ridotta, nel Mediterraneo a partire dall’epoca romana in cui le foche venivano cacciate per le pelli, carni, grasso e utilizzate nei giochi delle arene.

La foca monaca mediterranea, che l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura ha classificato come “endagered” (cioè, in pericolo), è protetta a livello nazionale in tutti i paesi nelle rispettive legislazioni per la caccia, la pesca e per la tutela della fauna. La specie è inoltre inclusa nelle principali convenzioni internazionali per la tutela della fauna e dell’ambiente.



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