Foibe: una tragedia cancellata a lungo, anche dai libri di storia

Le foibe sono una pagina dolorosa e drammatica della seconda guerra mondiale che, per quasi 70 anni, è stata nascosta. Ecco di cosa di tratta

Totò ha insegnato che di fronte alla morte siamo tutti uguali, ma per le vittime delle Foibe non è stato così. Chi ha perso la vita, fascisti o italiani contrari al regime comunista, ha pagato a caro prezzo il colore politico, l’identità o l’appartenenza ad una nazione. Una pagina di storia della Seconda Guerra Mondiale rimossa, dolorosamente nascosta per molti anni. Un vero e proprio massacro che qualcuno ha cercato di ‘dimenticare’ se non addirittura cancellare.

Non una parola nei libri di storia, non un giorno del ricordo, istituito soltanto nel 2004 per conservare la memoria di ciò che accadde sul confine orientale. A distanza di tanti anni, come ha detto il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, il nemico da battere è ancora l’indifferenza, il disinteresse, la noncuranza.

La ragione di tanta volenza ha un nome: Josip Broz, conosciuto con il suo nome di battaglia, Tito. La brutalità dei partigiani del maresciallo comunista jugoslavo, mosso da un sentimento anti-italiano, si era abbattuta sulla gente senza distinzione. Chiunque fosse considerato un ‘nemico’ aveva una condanna a morte che pesava sulle sue spalle.

Fascisti, ma anche contadini, operai, studenti, artigiani o ricchi industriali furono torturati, uccisi o gettati vivi in queste caratteristiche cavità naturali, diventate una tomba per migliaia di persone. Cimiteri per morti viventi. Un numero preciso, ufficiale, ancora non c’è. E forse è impossibile dare volti e nomi a tutti, come è accaduto per Norma Cossetto, la studentessa in Lettere morta a 23 anni dopo essere stata arrestata, violentata, torturata e gettata in una fossa di villa Surani.

Non è facile fare un riassunto dell’orrore, un orrore per troppi anni nascosto sotto il tappeto della storia. Certo è che sono almeno due i periodi più bui: l’autunno 1943, dopo la firma dell’armistizio (quando i partigiani jugoslavi di Tito si vendicarono contro i fascisti che, nell’intervallo tra le due guerre, avevano amministrato i territori dell’Istria usando il pugno duro). Per i comunisti si trattò di una jacquerie, di una reazione spontanea e violenta dopo anni di oppressione. Poi c’è la primavera 1945, quando anche i tedeschi furono sconfitti e cominciò un clima di terrore che costrinse molti italiani a lasciare quel fazzoletto di terra.

Non solo foibe

Le foibe sono solo uno dei capitoli di un dramma molto più grande. Non ci furono solo le vittime legate, secondo le ricostruzioni, con un filo di ferro stretto ai polsi e gettate nella cavità. Solo il primo della fila di prigionieri veniva ‘ucciso’ con un colpo di pistola per fare da peso. Cadendo nelle grotte, trascinava con sé il resto del gruppo, ancora vivo. Agli altri toccavano atroci sofferenze che duravano giorni.

Oggi per parlare di questo crimine si usa il termine Foibe, ma fu un dramma a cui va doverosamente aggiunto anche l’esodo di migliaia di italiani, costretti a lasciare la loro terra a causa delle persecuzioni (senza ricevere nemmeno una accoglienza degna di questo nome) e il dolore dei campi di concentramento sloveni e croati.

L’episodio più emblematico è la strage di Vergarolla, a Pola. La carneficina si è consumata su una spiaggia gremita di famiglie, arrivate dalla città per assistere a una gara di nuoto. Un ammasso di vecchie mine di profondità, accatastate sulla spiaggia e bonificate mesi prima, esplode inspiegabilmente. Il bilancio è di più di cento vittime, molte delle quali rimaste senza nome.

Sarebbe ora di fare i conti con il passato non esistono morti di destra, né morti uccisi due volte, per mano dei loro aguzzini e del silenzio.



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