Fuori tutto? No, tutti fuori! La fine di Unieuro

La chiusura dell’Unieuro di Cavallino stabilita per il 7 dicembre 2014 è¨ purtroppo diventata realtà. I lavoratori provano in tutti i modi a difendere un diritto e la professionalità dimostrata negli anni

La crisi nera della nostra economia sembra non avere fine. E suonano quasi come una beffa le parole di chi preannuncia la ripresa, magari in corso. I dipendenti dell’Unieuro di Cavallino assaporano il dramma della chiusura di un colosso che fino a pochi mesi fa nel nostro territorio era una meta privilegiata per chi voleva acquistare articoli di elettronica, elettrodomestici e non solo.

L’azienda non accetta di proseguire nemmeno dinanzi alla notizia dell’altro giorno dell’abbattimento di un terzo del canone di locazione del capannone sede dell’Unieuro. L’azienda non ne vuole più sapere nemmeno dopo gli importanti passi avanti fatti dal sindacato a tutela dei posti di lavoro. Il “no” è definitivo!

Eppure tutto parte da lontano, di tempo per risolvere la questione ce ne sarebbe stato tanto. Riportiamo la cronistoria degli eventi ricostruita dai lavoratori, dinanzi ai quali si addensa un futuro di incertezza e di preoccupazione.

“Nel 2013 nasceva una holding company a nome Italian Electronics, proprietaria delle aziende MarcopoloExpert e Unieuro, dando vita a un colosso leader in Italia nel settore della distribuzione specializzata di prodotti elettronici di consumo, con eccellenti prospettive di crescita, forte di un fatturato consolidato di circa 1,4 miliardi di euro.

Successivamente a tale accordo, il management aziendale attuava la chiusura dei centri amministrativi Unieuro di Monticello d’Alba e di Piacenza, licenziando oltre 100 dipendenti, esuberi accompagnati da ammortizzatori sociali quali la cassa integrazione e la mobilità addizionata di incentivo all’esodo per ciascun lavoratore, come da verbale di accordo del 2 maggio 2014.

A tale operazione seguivano le rassicurazioni da parte dell’azienda, secondo cui dopo la ristrutturazione sarebbe seguito un periodo di investimenti mirati al rilancio del marchio che avrebbe coinvolto tutti i negozi del territorio nazionale, dando così a  tutti gli store la possibilità di un periodo di operatività commerciale e di vendite finalizzato a recuperare fatturati e posizione di mercato anche dove vi erano delle sovrapposizioni tra punti vendita a marchio Expert e Unieuro, come per il parco commerciale di Cavallino (Lecce).

In data 9 giugno 2014, l’azienda presso il negozio di Unieuro di Cavallino, tramite i suoi rappresentanti, riunita in assemblea plenaria con i dipendenti del punto vendita, palesava ufficialmente la decisione irremovibile della direzione aziendale di chiusura dello stesso entro i primi giorni di dicembre 2014, informando di aver già dato formale disdetta del contratto di locazione in prossima scadenza alla proprietà dello stabile, motivando la decisione con il gravare dei costi di gestione elevati e, non per ultimo, con la sovrapposizione tra i due negozi del gruppo all’interno dello stesso parco commerciale, disattendendo di fatto quanto precedentemente dichiarato e assicurato.

In data 27 giugno, a Bologna, al tavolo di trattativa nazionale tra società e rappresentanze sindacali, emergeva un nuovo elemento: l’azienda confermava la chiusura del negozio di Cavallino, ma poteva eventualmente riconsiderare la decisione, a patto che la proprietà dello stabile fosse disposta a ricontrattare le condizione di affitto in base alle sue richieste; notizia che non era stata messa a verbale in quella data, nonostante in quella sede il problema di Cavallino fosse stato oggetto di discussione.

Successivamente, su richiesta dei lavoratori, il presidente della provincia di Lecce, Antonio Gabellone, in data 1° luglio 2014, convocava presso Palazzo Adorno in Lecce, azienda, sindacati, lavoratori, proprietà del locale, prefetto e sindaco di Cavallino concludendosi l’incontro in un nulla di fatto, perché svoltosi in assenza dell’azienda e del proprietario dello stabile.

In data 27 luglio 2014 nel comune di Cavallino si teneva un incontro atto a diramare una volta per tutte la nebbia che si era addensata intorno al destino del negozio e dei 37 lavoratori. Le istituzioni, nelle persone del sindaco di Cavallino Lombardi e dell’on. Gorgoni, svolgendo un ruolo di mediazione, convocavano al delicato tavolo d’intesa l’azienda, le rappresentanze sindacali e la proprietà. Dal tavolo emergeva la conferma da parte dell’azienda della volontà di chiusura del punto vendita, scoprendo però una prima carta: chiusura sì, ma non nell’immediato; l’azienda dava disponibilità di mantenere aperto il p.v. ancora per un anno, qualora la proprietà ne avesse dato il beneplacito. Alla proposta dell’azienda seguiva la risposta del proprietario, sigillata da un perentorio diniego. Così il tavolo saltava  per aria e con esso anche le speranze di una possibile rinegoziazione del contratto di affitto. Tuttavia l’avv. Sindaco di Cavallino e l’on, Gorgoni rimandavano la seduta al 5 di agosto, per un aggiornamento sulle posizioni delle parti.

In data 5 agosto, nella sede del Comune di Cavallino si teneva l’ultimo e decisivo incontro tra le parti, supportato, questa volta,  dalla presenza anche del presidente della provincia Gabellone. Nonostante il proprietario avesse dato disponibilità ad abbassare del 33% il canone di affitto, nonostante avesse, per di più, dato disponibilità a far scendere fino a due anni la durata contrattuale; nonostante il presidente della provincia Gabellone avesse proposto le coordinate del giusto compromesso, cioè prolungamento fino a due anni del contratto, senza vincoli, mettendo ciascuna delle parti nelle condizioni di poter recedere da esso o di poterlo sospendere in qualsiasi momento, nonostante l’accorato appello da parte delle rappresentanze sindacali e di quelle istituzionali a sposare tale compromesso, l’azienda, nella persona dell’Amministratore Delegato Scozzoli, palesava la rigida e inflessibile volontà di non spostare neanche di un centimetro la sua posizione.”

La conclusione non può essere che affidata all’amarezza e alla disperazione: “La chiusura dell’Unieuro di Cavallino, stabilita per il 7 dicembre 2014, è diventata ora realtà. Con essa, dicono i lavoratori, va in fumo un pezzo di storia durato 13 anni e con questa storia va in fumo soprattutto il sogno di 37 famiglie, colpevoli soltanto di aver sognato una vita normale, fatta di normalissime cose, una casa, un lavoro, dei figli da allevare, una famiglia da amare… Ma forse tutto questo cade in secondo ordine di fronte alla severità e alla necessità della scienza e dei numeri.”



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