I No-Tap ‘traditi’ chiedono le dimissioni dei politici al Governo: “Se avete le palle come le stelle, andate a casa”

“Tap si deve fare, bloccarlo comporterebbe costi insostenibili”. Lo ha detto il premier Conte, dopo la relazione del ministro dell’Ambiente che considerava l’opera legittima.

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Chi sperava che il Governo avrebbe fermato la costruzione del Gasdotto Tap dovrà ingoiare il boccone amaro. L’opera sarà completata e sbucherà a San Foca. Lì, nella bellissima spiaggia di Melendugno, dove hanno sfilato molti esponenti di spicco del Movimento Cinque Stelle e dove sono state fatte quelle “promesse” che, alla fine, non sono state mantenute.

È toccato al premier Giuseppe Conte spegnere le speranze: «Abbiamo fatto tutto quello che potevamo, ma fermare l’opera comporterebbe costi insostenibili» ha dichiarato. Quei venti miliari di euro di penali che hanno cancellato il “fermeremo il progetto in quindici giorni” e pesato sul via libera, ormai definitivo.

Non poteva che andare così dopo la relazione del Ministero dell’Ambiente che non aveva trovato nessuna illegittimità nella documentazione di oltre mille pagine, studiata con attenzione dai tecnici di Sergio Costa.

«Avevo preannunciato – continua il presidente del Consiglio – che se avessimo riscontrato illegittimità non avremmo esitato ad assumere tutti i conseguenti provvedimenti, compresa la decisione di interrompere i lavori. Da quando ci siamo insediati abbiamo fatto quello che non è mai stato fatto in precedenza. Abbiamo effettuato un’analisi costi-benefici, abbiamo dialogato con il territorio, abbiamo ascoltato le istanze e studiato i documenti presentati dalle autorità locali».

Anche Conte, come Costa, ha ricordato che si tratta di un’eredità del precedente govverno. «Gli accordi chiusi in passato ci conducono a una strada senza via di uscita» ha concluso, aggiungendo che «è arrivato il momento di operare le scelte necessarie e di metterci la faccia».

“Andate a Casa”

Incassano il colpo, ma non si arrendono i NO-Tap che, domani mattina, si ritroveranno ai piedi della Torre di San Foca, nel punto in cui approderà il terminale del metanodotto. L’invito alla manifestazione di protesta è esteso anche alla Ministra Barbara Lezzi, chiamata a portare la documentazione che attesta l’esistenza delle penali da pagare nel caso in cui il gasdotto venisse bloccato dal Governo.

«Chiederemo davanti ad un luogo simbolo della nostra lotta – ha dichiarato Gianluca Maggiore, leader No Tap – le dimissioni di chi, davanti a quella Torre, ha speculato per un pugno di voti, gridando falsità».


Salento svenduto, ora si dimetta il Ministro del sud

A chiederlo è Filomena D’Antini responsabile regionale dei Diritti umani di FI in Puglia. «La natura fortemente impattante del progetto – ha dichiarato – determinerà una ferita insanabile alle bellezze paesaggistiche del nostro territorio, con possibili ricadute economiche in un’area a forte vocazione turistica. E di questo dovrà rispondere
ai cittadini salentini il ministro per il Sud che da sempre si è dichiarata NO TAP».



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