
La data da segnare in rosso è quella di lunedì, 2 novembre quando in prima serata su Rai1 andrà in onda Gli orologi del diavolo, la fiction con Beppe Fiorello, Claudia Pandolfi e Nicole Grimaudo girata quasi un anno fa nel Salento. A fare da sfondo alla serie saranno Santa Maria, Santa Caterina, Portoselvaggio, Montesano Salentino e Lecce.
Quattro le puntate previste per raccontare la storia vera di Gianfranco Franciosi, meccanico navale a Bocca di Magra, in Liguria diventato un collaboratore della Polizia contro i narcotrafficanti. Dopo aver messo in gioco la sua vita è stato lasciato solo, tradito dallo Stato che aveva servito. Su di lui e con lui il giornalista Federico Ruffo ha scritto seicento pagine: Gli orologi del diavolo, appunto, fresco di ristampa (edito da Rizzoli). Il libro ha poi ispirato la fiction, una co-produzione italo-spagnola (Picomedia, Triana Media Film e Rai Fiction), per la regia di Alessandro Angelini.
La trama racconta la storia di Giancarlo Franciosi
È il 2005, Gianfranco Franciosi, per tutti Gianni, ha venticinque anni e fa il meccanico navale a Bocca di Magra, in Liguria. In paese, tra Sarzana e La Spezia, è conosciuto come “il genio delle barche” per la sua bravura. Tutti sanno che non c’è motore che non sappia aggiustare con la sua cassetta degli attrezzi sporca di grasso. La sua vita cambia per sempre quando due “clienti” – il boss spagnolo Elías Piñeiro Fernandez e un camorrista del clan Di Lauro – bussano alla sua porta con una strana richiesta: costruire un’imbarcazione adatta a trasportare carichi, un gommone velocissimo come quelli che faceva a Tortellino, ma con doppio fondo ed equipaggiato con radar e GPS. Per realizzarlo gli offrono un anticipo di cinquantamila euro in contanti.
Tortellino, un nome che sembrava appartenere al passato. Era Giuseppe Valentini un tizio legato alla Banda della Magliana che si occupava di traffici di droga a cui Gianni aveva costruito dei gommoni potenti convinto lavorasse per una ditta di diving fino a quando non ha visto il suo volto al telegiornale: era morto, ucciso a Roma per un regolamento di conti.
Gianni chiede ventiquattr’ore di tempo, va alla polizia e accetta di aiutare gli investigatori a capirci di più, ma scivola in un gioco più grande di lui e, con il passare dei mesi, diventa un agente infiltrato a tutti gli effetti.
Gianni comincia una seconda vita: quattro anni di viaggi in Sudamerica per trasportare enormi quantità di cocaina, di festini con i narcos e di riunioni con la polizia, quattro anni di paura. Diventa fratello acquisito del boss spagnolo Aurelio e perde tutto: l’amore, la famiglia, il lavoro. Persino la libertà perché finisce in carcere per otto lunghi mesi a Marsiglia. Quando finalmente la polizia conclude il più grande sequestro di droga mai avvenuto in Europa, Gianni è pronto a riprendersi la sua vita, ma Aurelio sfugge all’arresto e vuole vendetta. È l’inizio di un incubo che continua ancora oggi: Gianni deve rinunciare alla sua identità e sparire nel nulla. Nella fiction Gianni diventa Marco Merani e ha il volto di Beppe Fiorello. Il titolo fa riferimento ai Rolex che il boss Elías Piñeiro Fernandez regalava ai suoi affiliati.
Una vetrina per Nardò
«Siamo molto contenti di vedere nuovamente in tv Nardò – dice l’assessore alla Cultura Ettore Tollemeto – che negli ultimi anni è diventata il set di lavori importanti, da “Cops” a “La vita promessa”, da “Fratelli Caputo” a “Scuola di mafia”, da “Liberi sognatori” al pluripremiato cortometraggio “U muschittieri”. Una città la nostra su cui c’è un’attenzione molto alta da parte delle produzioni cinematografiche e televisive. Attenzione che è visibilità, ma che può diventare anche investimenti nel comparto culturale e cinematografico».
«La vetrina offerta dal cinema e dalla tv – aggiunge l’assessore al Turismo e allo Sviluppo Economico Giulia Puglia – aiuta a veicolare l’immagine della città. Ma sappiamo benissimo che c’è anche una leva economica molto più immediata, che è la presenza del set, una occasione per le strutture dedite all’ospitalità, alla ristorazione e ai servizi. È innegabile che tutto questo rappresenta un filone prezioso da tenere in grandissima considerazione».