‘Il granchio alieno, portato all’Acquatina, è sfuggito di mano alla ricerca’, ma per l’Università è solo una fake news

Intervista al ricercatore di Unisalento Maurizio Pinna che bolla come fantasiose ricostruzioni quelle secondo le quali il granchio azzurro sarebbe stato portato nel Salento per una ricerca universitaria.

Ieri la notizia del granchio azzurro che avrebbe popolato le acque del Salento ha fatto il giro del web. C’è chi ha scherzato sull’aggettivo ‘alieno’ pensando che il termine fosse da riferirsi a forme di vita extraterrestri. In biologia, invece, per specie aliena si intende una qualsiasi specie vivente (animale, vegetale o fungo) che, a causa dell’azione dell’uomo (intenzionale o accidentale), si trova ad abitare e colonizzare un territorio diverso dal suo areale storico. E il granchio azzurro, tipico del Messico e apparso negli ultimi anni nel tacco dello stivale, può essere a tutti gli effetti definito alieno.

La teoria del complotto

Dai tanti commenti ricevuti sulla nostra pagina facebook e nei messaggi privati, non sono pochi quelli che parlano di vero e proprio complotto. Per farla breve, possiamo dire che secondo alcuni nostri follower, che chiedono di restare anonimi, il granchio azzurro sarebbe stato portato nel Salento per fini di ricerca nel bacino dell’Acquatina e da lì, poi, si sarebbe riprodotto in maniera abnorme, sfuggendo a qualsiasi controllo da parte dell’uomo, soprattutto nel momento in cui quello spazio non è stato più curato a dovere.

La risposta dell’Università: l’intervista

Dinanzi a queste voci insistenti (tanti i messaggi che abbiamo ricevuto in tal senso) abbiamo chiamato l’Università del Salento per saperne di più. Grande la disponibilità con cui ci ha risposto il Prof. Maurizio Pinna.

Professore, la notizia del granchio azzurro sta facendo molto discutere. Secondo lei, com’è possibile che questa specie proveniente dal Messico si trovi nelle nostre acque?

“A mio avviso tutto si può spiegare con le acque di zavorra delle grandi imbarcazioni che solcano la tratta oceanica. Con molta probabilità le navi provenienti da oltreoceano avranno caricato nei porti dell’America grossi quantitativi d’acqua per zavorrare e stabilizzare la nave, acque che poi avranno rilasciato prima dell’arrivo a destinazione in Europa. Le larve di questi granchi sarebbero così finite nei nostri mari e questi animali si sarebbero, poi, ben acclimatati”.

Alcuni nostri utenti affermano che il granchio sia stato portato dall’Università presso il bacino di Acquatina e poi sia sfuggito da ogni controllo, ‘infestando’ i nostri mari.

“Chi fa affermazioni del genere dovrebbe dire per quale progetto di ricerca ciò sia avvenuto e chi sia stato il ricercatore scientifico responsabile. Altrimenti stiamo parlando di fantasiose supposizioni”.

Quindi è scettico rispetto a tale ipotesi?

“Assolutamente sì”.

Ma il bacino dell’Acquatina può essere un habitat assolutamente favorevole al granchio azzurro?

“Certo stiamo parlando di un habitat incredibile, di una vera e propria laguna come quella di Venezia o di Orbetello. Un autentico paradiso da studiare. Personalmente, anni fa, ho trovato anche la pinna nobilis, conosciuta come cozza penna, che è anch’essa una specie aliena per i nostri posti”.

A proposito di specie aliene, è vero che l’Adriatico ne è infestato?

“Diciamo che ci sono varie specie aliene nei nostri mari. Penso ad alcuni tipi di medusa, al pesce serra, un voracissimo predatore, e al pesce palla, che può essere anche velenoso.

Insomma, escludiamo il fatto che dall’Acquatina sia partita questa vera e propria iper-diffusione di granchi azzurri.

“Mi viene da sorridere, poiché ci sono testimonianze di granchi azzurri in grandi quantità in Grecia, Albania, Sardegna, Mar Jonio e noi consideriamo l’Acquatina la sede di questo grande intrigo…”

Professore, ci scrivono che molti pescatori di frodo, italiani e non, quando cala il buio si recano all’Aquatina per pescare questi granchi e portarli nei ristoranti

“Che ci sia la pesca di frodo in quella zona è risaputo, ma non saprei dirvi se è mirata solamente al granchio”.



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