C’è un Salento che non passa agli onori delle cronache per le sue bellezze naturalistiche e culturali che giustificano i flussi turistici importanti che lo stanno contraddistinguendo negli ultimi anni.
C’è un Salento che, invece, finisce sulla copertina del Tg2 di un’afosa domenica di luglio per la trascuratezza con cui gestisce i suoi luoghi più importanti, quelli che potrebbero rappresentare un ulteriore appeal, magari non per il turismo di massa, ma per nicchie altrettanto importanti di vacanzieri che amerebbero differenziare il proprio soggiorno in terra salentina abbinando mare e cultura.
Ieri ad essere additata come esempio di incredibile trascuratezza la città di Parabita e, come testimonianza di questo degrado culturale, la triste situazione in cui versa il Parco Archeologico della cosiddetta “Grotta delle Veneri”, il luogo in cui furono trovate due preziose statuette preistoriche che raffigurano due donne in gravidanza mentre fanno un gesto particolare: quello di tenere il grembo con le due mani a testimonianza di una grande attenzione per la vita futura che sta per arrivare.
Le Veneri, ovviamente, non ci sono più, poiché sono custodite nel museo di Lecce, ma il luogo, testimonianza unica presente sul territorio italiano, non solo non è recuperato, non solo non è al centro di alcun progetto di recupero, ma è lasciato abbandonato a se stesso.
Quante parole, in questi anni, sulla diversificazione delle vacanze nel Salento e sulla destagionalizzazione dei flussi, a testimonianza di più turisti possibili in grado di attirare tipologie diverse per spalmare almeno su dieci mesi gli effetti economici benefici della presenza di vacanzieri. Niente da fare! come dimostrano anche il Parco di Rudiae alle porte di Lecce e tante altre testimonianze di cui gli stessi salentini, a volte, non sono nemmeno a conoscenza.