È stato Vladimir Putin a portare beffardamente in prima linea, insieme alle truppe dell’ex impero sovietico, il territorio della provincia di Lecce. Sembra incredibile, ma è un punto dal quale non si sfugge.
La riduzione della vendita di gas è la leva su cui muove la Russia e al tempo stesso il nervo più scoperto dell’Europa. E così l’Italia dovrà rivedere i conti e le stime e prepararsi alle contromisure.
In provincia di Lecce c’è un luogo che è diventato un simbolo di resistenza ed è Melendugno, dove Tap sta ultimando il suo gasdotto che farà giungere il gas liquido dall’Azerbaigian. Si tratta però di una linea di approvvigionamento che ha una capacità relativamente modesta, 10 miliardi di metri cubi l’anno, più o meno un sesto dei consumi italiani. Non è in grado, pertanto, di giocare un ruolo rilevante, o quantomeno decisivo, nel processo di sostituzione del gas russo.
Insieme a Transmed, che arriva nel nostro paese dall’Algeria, Tap resta, nelle ipotesi del Governo, uno scenario di indispensabile valutazione economico-politica, con una inevitabile riproposizione dei conflitti sociali, al grido mai sopito di ‘not in my back yard’.
