Il tramonto alla collinetta di San Mauro è uno spettacolo, Metoxè: ‘Valorizziamo l’abbazia’

La collinetta di San Mauro gremita di gente, accorsa per prendere parte all’annuale appuntamento dell’Associazione Metoxè, ospite d’eccezione la delegata UNHCR Alessandra Morelli. Intervenuti anche i sindaci di Gallipoli e Sannicola.

Il tramonto a San Mauro, divenuto oramai un’istituzione dell’estate salentina, si è confermato essere qualcosa di più di un semplice evento. Non solo musica  ma anche una riflessione collettiva importante su di un tema che passa per le bocche di tutti ed attraverso la coscienza di pochi. Mai come in questo periodo storico le zone del mondo sottoposte allo scacco del fuoco di guerra vedono i propri cittadini scappare in cerca di rifugio. Ieri gli occhi di quella collina hanno visto uomini e donne di ogni età emozionati e raccolti nell’ascoltare le testimonianze degli ospiti intervenuti. “Vogliamo valorizzare l’abbazia di San Mauro ed il nostro tramonto è certamente un monito affinchè non ci si dimentichi di questa antico gioiello ma è anche altro.” Dice la Presidente di Metoxè, Simona Mosco e continua “Vogliamo dire la nostra sul disagio sociale che ogni giorno colora di sangue le acque del mare nostrum. Non si può restare indifferenti davanti alla sofferenza di questi uomini. Quello che vi chiedo oggi è ‘restiamo umani’ e vi chiedo con il cuore di fare in modo che le pietre che ci circondano su questa collina siano ponti che uniscono e non muri che dividono”.

Presenti anche Cosimo Piccione, Sindaco di Sannicola, Stefano Fumarulo, capo dipartimento antimafia legalità e immigrazione per la regione Puglia e Stefano Minerva, Sindaco di Gallipoli  che, dopo aver ribadito le sue origini sannicolesi e dunque il legame con il luogo che lo ha visto bambino, dice con voce pacata “L’augurio che faccio a quei nostri coetanei che hanno avuto la sfortuna di nascere a poche centinaia di chilometri più a sud di noi è che questo mare, troppo spesso divenuto un cimitero, sia un luogo dove ritrovare speranza. L’augurio a noi altri ragazzi fortunati è poi quello di non cedere ai qualunquismi ed ai populismi facili di chi punta sempre il dito contro gli ultimi ed i deboli.  Dobbiamo trovare il coraggio di trasformare questa nostra terra in una terra di accoglienza”.

Ha preso in seguito parola Alessandra Morelli, delegata dell’alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati che conta all’attivo ben 25 anni di lavoro incessante lontana dall’Italia, in quelle zone del mondo dilaniate dallo strazio del conflitto armato e dai bombardamenti. “Discorrendo di rifugiati affrontiamo un tema delicato e di grande attualità. Una sfida a livello globale ed immanente, ogni giorno parliamo dello Straniero ed ho notato che c’è stata un’inversione  emotiva  negli italiani: fin quando i richiedenti asilo erano nei loro paesi, sottoposti al dramma incessante della guerra, ci si rammaricava di quanto crudeli fossero le loro condizioni ma quando quelle stesse persone che venivano compatite sono arrivate nei nostri quartieri è improvvisamente sorto un sentimento di paura ed incertezza, indubbiamente alimentato dalla demagogia di alcuni politici. Ho riflettuto e mi sono chiesta ‘Ma quando è che si scappa? Perché si lascia casa?’ . Quando non si respira la pace, nella sua disperata ricerca si fa fagotto e si parte. Quando l’istinto alla sopravvivenza ti urla che è il momento di correre via, quando casa tua non può più proteggerti . Per la pace scavalchi fili spinati ed attraversi le insidie dei mari”.

E prosegue “Il fenomeno migratorio ha raggiunto in questo periodo un volume senza precedenti, numeri vorticosi che superano quelli delle migrazioni avute durante la seconda guerra mondiale ed è normale riscoprirsi impreparati ma la situazione è straordinaria e necessita di risposte straordinarie. Davanti alla sofferenza umana esiste solo una reazione: la solidarietà! Questa sera vogliamo chiedere alla politica di gestire il fenomeno con pragmatismo, umanità ed empatia evitando di alimentare inutili paure”.

Ha poi concluso Fritz Froehlich, esperto in programmazione di sviluppo ed assistenza umanitaria in Medio Oriente, che ha fatto  riflettere la platea su quanto l’Europa colonialista degli anni ’40 e ’50 sia responsabile di grande parte dei conflitti oggi accesi nel mondo. Dopo questa prima parte dedicata agli interventi degli ospiti è stato il momento della musica iniziato nel segno della splendida voce di Eleonora Pascarelli e proseguito con la poesia del Maestro Mario Venuti . Una serata che ha lasciato in quanti vi hanno preso parte un segno indelebile nel petto ed un’immagine negli occhi, quella del corpicino di Aylan, il bambino di tre anni che scappava da una Kobane ridotta in cenere dalle esplosioni, ritrovato morto sulle coste della Turchia a seguito del naufragio dell’imbarcazione su cui viaggiava: che la stessa tenerezza che ci ha colti nel vedere quell’immagine animi il nostro spirito quando verrà il momento di aiutare questa gente.

di Armenia Cotardo
 



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