In difesa della democrazia e della libertà, gli avvocati scendono in Piazza

Singolare e significativa la protesta che questa mattina hanno inscenato gli avvocati leccesi. Tutti in toga e, attraverso un gazebo con volantini annessi, ad alta voce si è¨ voluto ricordare i motivi del flash mob

Questa mattina è andata in scena la protesta degli avvocati leccesi che, tutti in toga, hanno distribuito volantini ai cittadini per informarli delle ragioni che stanno alla base del loro sciopero che va avanti da oltre un mese

Tutti con la toga. È stata singolare e significativa la protesta che questa mattina, a partire dalle 10.30, è andata in scena in piazza Sant’Oronzo a Lecce. Gli avvocati leccesi in sciopero ormai da oltre un mese hanno pensato bene di rendere più eclatante la contestazione, presentandosi tutti con il loro abito da lavoro.

Coordinati dal Presidente dell’Ordine provinciale Raffaele Fatano, quindi, hanno deciso in questo modo di informare i cittadini sulle ragioni della protesta, e tramite l’allestimento di un gazebo sono stati distribuiti volantini informativi ai passanti che fin da subito hanno riempito la Piazza centrale del capoluogo salentino. Un dissenso che tutti i procuratori sostengono ad alta voce con la convinzione che, i loro motivi vadano a difesa della cittadinanza e che debbano interessare tutti, nessuno escluso. Lo slogan della manifestazione recita così: “Lo Stato sta smantellando la Giustizia. Sei ancora convinto che se la giustizia non funziona è tutta colpa degli avvocati?”

Dieci, come una sorta di comandamenti, i motivi che hanno spinto gli avvocati dell’Ordine di Lecce a scendere in campo e far valere i propri diritti. Tanto per cominciare si parte dai tempi dei processi che nell’ultimo periodo sono aumentati mediamente di due anni. Dal 2002 al 2012 il costo di ciò che un cittadino paga allo Stato quando deve affrontare un processo è aumentato fino al 182,67%. Lo Stato ha aumentato le tasse ed ha imposto la mediazione obbligatoria, con costi a carico della singola persona che vuole andare davanti ad un giudice.

Poi c’è l’idea, che il Governo sta prendendo in esame, di chiedere una tassa per sapere i motivi di una sentenza. Soldi che, poi, non verranno restituiti in nessun caso.

In appello, inoltre, la tassa che si è pagata in primo grado viene aumentata del 50%, in Cassazione si raddoppia e dopo una causa persa si deve pagare di nuovo.

Se si deve impugnare un’espropriazione al Tar la tassa costa almeno 650 euro (ma per gli appalti può arrivare fino a 6.000) ed altri 650 se successivamente si devono impugnare altri atti. Imposta che al Consiglio di Stato viene aumentata del 50% e, anche in questo caso, a causa persa si deve pagare di nuovo.

Se si riceve un accertamento fiscale o un fermo amministrativo illegittimo e si vuole ricorrere in Commissione tributaria si deve pagare una tassa per ogni accertamento impugnato e se si è in due si deve pagare due volte. Inoltre, se si vuole impugnare in Commissione Tributaria Regionale quella tassa viene aumentata del 50%.

Si passa all’ambiguità e contraddizione di alcune norme che sono state introdotte dallo Stato e che stabiliscono che, nonostante la Costituzione preveda e garantisca ai poveri un legale d’ufficio, tutto questo diventa impossibile.

La piaga della lentezza burocratica dei processi, poi, resta un problema tanto fastidioso quanto attuale, che in media la prima udienza dei processi si tiene quando già è trascorso il 70% del tempo utile per la prescrizione del reato.

Lo Stato, inoltre, minaccia che in caso di inammissibilità del ricorso la sanzione pecuniaria rischia di essere elevata fino a 10mila euro.

A causa della chiusura dei tribunali periferici, i tempi ed i costi delle esecuzioni nei confronti del debitore di turno si sono allungati a dismisura.

Gli avvocati, infine, snocciolano l’ultimo punto del loro dossier dedicato alle motivazioni di questa protesta in cui si legge che, senza l’avvocato la domanda di giustizia del cittadino non sarebbe ascoltata, che è solo grazie al coraggio degli avvocati che sono andati contro alla giurisprudenza dominante se, ad esempio, oggi si può fare causa alla banca per l’anatocismo sui conti correnti, o se si può fare causa al datore  di lavoro che licenzia ingiustamente, o lottare se un figlio viene allontanato dalla famiglia d’origine, o, infine, se chiunque può difendersi dall’accusa di un reato che non è stato commesso. Per questi motivi, e molto altro, quindi, gli Avvocati di Lecce sono in astensione ad oltranza dalle udienze.

Un flash mob indicativo che accompagnerà gli avvocati leccesi alla giornata cruciale di lunedì 24 marzo. In quella data, infatti, si terrà l’assemblea straordinaria di tutti i professionisti della provincia, in cui si deciderà se continuare o meno lo sciopero.