In piedi per ore in attesa di una radiografia, ma macchina è rotta. Pazienti infuriati

La sanità leccese ancora sotto i riflettori. Dopo che due giorni fa, al reparto di Radiologia del Fazzi, si è rotta una delle macchine per fare i raggi, stamattina davanti alla saletta radiologica del pronto soccorso si è creata una lunga fila di pazienti. Disagi.

Per evitare un disagio, se n’è creato un altro. È accaduto esattamente questo oggi all’Ospedale Vito Fazzi di Lecce. Ma per capire tocca andare con ordine. Chi questa mattina si è trovato al nosocomio del capoluogo salentino non avrà sicuramente potuto far a meno di notare la lunga fila di persone che si era creata  nello stretto corridoio davanti alla saletta radiologica del Pronto Soccorso. Più di 40 persone che, per fare una radiografia, sono state costrette ad attendere dalle 2 alle 3 ore, in piedi e senza un criterio certo nella chiamata. Come si sia giunti a questa situazione è presto detto.

Tutto è iniziato due giorni fa, come fa sapere l’associazione Salute Salento – quando al Reparto di Radiologia al piano terra si è rotta una delle due macchine per fare i raggi. Per non annullare le prenotazioni e di conseguenza per non creare disagi più seri ai pazienti il primario, dottor Massimo Torsello, ha ritenuto di utilizzare anche la diagnostica radiografica installata da qualche anno giù al Pronto Soccorso. Quindi i pazienti sono stati ripartiti fra le due macchine funzionanti: una appunto in Radiologia e una al Pronto soccorso.

La soluzione del Primario che nei due giorni precedenti non aveva creato grossi disagi però si è fatta insostenibile esattamente questa mattina, perché ogni giovedì la “Sala gessi” dell’Ortopedia invia almeno 30 pazienti che hanno tolto l’ingessatura e devono effettuare la radiografia di controllo.

L’epilogo dunque è stato quello descritto nell’angusto corridoio del Pronto Soccorso, dove peraltro è vietato sostare, c’erano tantissimi pazienti che non potevano nemmeno allontanarsi un attimo dato che potevano essere chiamati da un momento all’altro. Come accade spesso in questi casi, è normale che ad un certo punto la pazienza, anche nelle persone più tranquille, ad un certo punto venga meno e lasci il posto alla rabbia, all’irritazione per il disagio tant’è che le lamentele non sono mancate.  

«Il tecnico ha ritirato le richieste alla rinfusa – riferisce indignato un signore di Lecce che ha accompagnato la mamma 80enne – Quindi è successo che chi è arrivato prima si ritrova a dover attendere di più».  Un altro paziente ancora lamentava il fatto che non poteva rimanere in piedi per tanto tempo e nemmeno le sedie  presenti sono state sufficienti. Qualcuno ha persino telefonato ai carabinieri mentre il poliziotto del posto fisso ha cercato in tutti i modi di tenere a bada i più agitati e di calmare gli animi più sbattuti.

«Devo andare in bagno e non so come fare – ha detto un signore 70enne rivolgendosi ad un altro in attesa. Vado a cercare una toilette; per favore, se mi chiamano spiega che mi sono assentato un attimo». 

Forse stiamo diventando tutti più intolleranti e pretendiamo che tutto sia organizzato, anche le situazioni imprevedibili.



In questo articolo: