Inaugurata a Sannicola Casa Metoxè, una festa di famiglia

‘La porta serve solo a non far entrare il freddo, questa casa è di tutti’. Lo ha dichiarato Simona Mosco, Presidente di Metoxè. Abbiamo chiacchierato con lei.

Sono ormai quattro anni che l’Associazione Culturale Metoxè opera instancabilmente in favore del territorio e, da ieri, ha finalmente una sede. In occasione dell’inaugurazione di Casa Metoxè abbiamo deciso di intervistare la Presidente Simona Mosco per conoscere meglio quest’associazione giovane ed inarrestabile.
 
Ciao Simona, abbiamo parlato spesso dei vostri eventi ma non vi abbiamo mai chiesto di raccontarci la vostra storia. Come e perché nasce Metoxè?

Metoxè nasce da una mia idea. Vedevo intorno a me un sacco di giovani menti che avevano tanti progetti e nessun punto di riferimento. C’era bisogno di un contenitore che desse loro il modo per dare un contributo al proprio Paese.
 
Perché avete scelto il nome “Metoxè”?

Abbiamo scelto una parola che significa “rinascita”. Volevamo che il nome stesso dell’associazione suggerisse l’idea che è sempre possibile rimettersi in gioco, risorgendo dalle proprie stesse ceneri.
 
Da quattro anni siete un gruppo affiatato ed inseparabile. Come fate a sintetizzare così bene tutte le vostre risorse umane?

Non è certamente facile ma, andando oltre ogni personalismo, la condivisione di finalità ed obiettivi ci ha sempre tenuti uniti. I nostri valori comuni sono più forti di qualsiasi differenza di vedute!
 
Ho notato che, trattando determinate tematiche, gli occhi lucidi e la voce spezzata  tradiscono un’emozione profonda che non riesci a dissimulare. Questo accade, in particolare, quando parli del dramma che vivono i migranti e della violenza sulle donne. Perché hai tanto a cuore questi due argomenti? 

Eguaglianza e dignità sono valori che mi ha insegnato la mia famiglia e, partendo dal presupposto che siamo tutti uguali, nutro verso qualsiasi tipo di ingiustizia sociale un profondo senso di rabbia. Per quel che riguarda invece la tematica della violenza sulle donne mi sento tirara in causa: sono stata anche io vittima di violenza. Avendo vissuto il dramma in prima persona ed essendone uscita mi sento in dovere di fare quanto mi è possibile per provare ad aiutare anche solo un’altra singola donna che abbia bisogno di un sostegno. Bisogna lottare per diffondere la cultura del rispetto verso la donna perché, diciamocelo, viviamo in una società fondamentalmente maschilista.
 
Accennavi al ruolo che ha avuto la tua famiglia nella tua formazione.

La mia famiglia è un qualcosa di immenso, mi hanno insegnato tanto, mia Madre e mio Padre primi fra tutti. Sono persone meravigliose che mi hanno aiutata e sostenuta in momenti molto delicati della mia vita e mi hanno mostrato l’importanza di quelli che, per la società, sono “gli Ultimi”.  
 
L’inaugurazione della vostra sede sta raccogliendo consensi ed entusiasmo.
  C’è qualcuno che ti senti di voler ringraziare per questi momenti di gioia?
Abbiamo iniziato a sentire la necessità di un luogo fisico dove incontrarci già dalla nostra nascita ma, essendo un’associazione non profit non abbiamo mai avuto un fondo cassa che ci consentisse di affrontare le spese vive che una sede avrebbe comportato. Ci siamo sempre adattati  fino al giorno in cui è successo un piccolo “miracolo”. Luana e Giorgio, i proprietari dell’immobile che ora ci ospita, hanno deciso di conferirci un attestato di stima ed amicizia concedendoci l’uso gratuito di quella che un tempo era la loro pizzeria. Ci hanno regalato l’emozione di realizzare il nostro sogno perché credono nel nostro impegno e ne siamo felicissimi. Un ringraziamento va poi a tutti i soci che ci sono stati vicini nelle fasi di allestimento, a chi ci ha aiutati ad imbiancare e a pulire, a chi ci ha donato gli arredi. Questa partecipazione ci ha fatto capire che i nostri compaesani apprezzano il contributo che stiamo dando al paese.
 
Fuori dalla vostra sede avete montato una cassetta postale, che messaggi vi spettate di ricevere?

Speriamo di trovarvi all’interno i sogni di tutte quelle persone che non vengono ascoltate nel Paese. Chi meno te lo aspetti ha delle idee meravigliose che, con un piccolo sforzo comune, si possono realizzare. Siamo pronti ad accogliere qualsiasi tipo di richiesta e vogliamo che sia chiaro che la porta all’ingresso serve solo a non far entrare il freddo, questa Casa è di tutti.
 
Sei riuscita a formare una squadra fortissima. Mi dai un aggettivo per ogni membro del direttivo?

Cominciamo dalla Vice Presidente, Federica Longo. Federica è una persona “tosta” che, come me, crede profondamente nel valore delle donne; Valentina Manzo è la parte razionale dell’associazione, la nostra burocrate; Mariaelena Tucci è una persona dolcissima ma possiede anche una  forza immensa, per lei ogni proposta è un “si può fare!”.  Abbiamo poi Leonardo De Pascali che oltre ad essere il nostro fotografo ufficiale è anche il nostro ballerino preferito; Eleonora Platì che è pacata e calma ma anche determinata e pragmatica; Lucia Tricarico che è un vulcano, una trascinatrice. Oltre al direttivo mi sento di dover ringraziare anche tanti ragazze e ragazzi che pur non rivestendo alcuna carica ufficiale si spendono continuamente per la buona riusciuta delle nostre inziative: Andrea, Rosaria, Evelina, Ella, Geo e tanti altri! Ognuno di loro è un affetto ed una risorsa importante.
 
Se volete conoscere meglio la meravigliosa realtà di Metoxè vi consigliamo di farlo Mercoledì 10 Maggio, l’associazione presenterà infatti il libro “ Mafia Caporale” del Professore e Sociologo Leonardo Palmisano.

A cura di Armenia Cotardo
 



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