Eroicamente nella prima partita i giocatori dell’Iran non hanno cantato il loro inno nazionale, ma oggi non possono più lanciarsi in coraggiose sortite di protesta, ormai rischiano troppo.
Le autorità iraniane, messe sotto pressione da una durissima contestazione interna e dal dissenso internazionale, adesso si trovano tra le mani un’altra patata bollente: i Mondiali di Calcio, un evento trasmesso ogni giorno in tutto il mondo e seguito da miliardi di persone. Ebbene, spiattellare in faccia al pianeta la scomoda realtà vissuta dal popolo iraniano a qualcuno non conviene proprio. Ed è così che apprendiamo da fonti di stampa nazionali che le famiglie dei calciatori iraniani sarebbero state minacciate in caso di altri gesti eclatanti.
E quindi, mentre le ragazze che si ribellano continuano ad essere perseguitate e in qualche caso uccise, ecco che ci accorgiamo di un paradosso, o meglio lo mettiamo bene a fuoco: la Russia estromessa per la sua ingiustificabile invasione dell’ Ucraina e l’Iran che invece partecipa al Mondiale nonostante sia ben nota la vena oppressiva e repressiva del suo Governo. Insomma sarebbe stato più esemplare se la Fifa avesse estromesso anche e soprattutto l’Iran che attende di certo un deciso cambiamento interno, una rivoluzione storica che il popolo anela e merita.
È tempo di vivere come si deve, la libertà non può più attendere.