L’Imam di Lecce in visita al carcere minorile di Potenza: ‘Non lasciamo soli i detenuti’

Saiffedine Maaroufi, Imam di Lecce, riporta sul proprio profilo Facebook le sensazioni dopo una visita effettuata al carcere minorile di Potenza: ‘Indispensabile non lasciare privi i nostri fratelli di sani riferimenti religiosi. Non si parla mai della loro sofferenza’.

Di tutte le visite che si possono fare, quelle ai malati ricoverati in ospedale e ai carcerati nelle prigioni, risultano le maggiormente toccanti. Lo sa fin troppo bene Saiffedine Maaroufi, Imam della comunità islamica leccese. Lui, in qualità di Ministro del culto, da anni è autorizzato da parte del Ministero di Grazie e Giustizia ad assistere i detenuti musulmani del carcere di Lecce e di altri istituti. E proprio in un post sulla sua pagina Facebook ufficiale, Saif – come ama farsi chiamare dagli amici – riporta le sue sensazioni al termine di una visita effettuata presso il carcere minorile di Potenza. “L’effetto – rivela sui social – benefico sul morale e la spiritualità delle persone visitate è indiscutibile”.
In questi ultimi giorni – prosegue – si parla tanto dei musulmani nelle carceri, e del rischio di radicalizzazione, ma non si parla della loro sofferenza per la quasi mancanza di visite, perché molto spesso le famiglie sono fuori dall'Italia o anche se lo fossero, sono geograficamente molto distanti. Ricevere una visita di un fratello nella fede, con cui condividere momenti di ricordo del Altissimo e recitazione di versetti del nobile Corano, riporta pace e spiritualità”.

I detenuti musulmani non negano gli errori e le scelte sbagliate che li hanno portati dietro le sbarre, ma vorrebbero ovviamente che sia l'ultima volta, e che ne uscissero trasformati. “Ed è quello che vorremmo tutti – continua – soprattutto che questa trasformazione sia nel verso giusto: non un avvicinamento maggiore al mondo criminale, né a quello di una comprensione distorta e distruttiva della religione. Questo ci mette davanti alla responsabilità di non lasciarli soli, ed accompagnarli spiritualmente, come già viene fatto psicologicamente e sociologicamente dalle istituzioni, per garantire al massimo il successo del reinserimento nella società”.

Grazie a Dio – scrive ancora – da più di quattro anni ormai, ho iniziato le visite ai detenuti musulmani, nei quali trovo una sete spirituale ed una grande voglia di pentimento. L'ultima visita fatta ieri al carcere minorile, mi ha dato più convinzione dell'indispensabilità di non lasciarli sprovvisti di sani riferimenti religiosi, inoltre mi ha dato voglia di lanciare l'invito ai miei fratelli imam e guide religiose di dedicare tempo e maggior impegno nei confronti della popolazione carceraria islamica, soprattutto in questi tempi critici”.

“Prego l'Altissimo – conclude – di perdonare i nostri e i loro errori passati e di farli uscire con la voglia di riscattarsi facendo il bene verso il loro prossimo”.



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